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"C'è mercurio nell'acqua, metta i suoi gioielli in frigo": ecco come agivano i ladri truffatori

Sgominata una banda di "professionisti": 27 episodi contestati, tra cui una rapina con pistola e furti con modalità fraudolenta. Si fingevano operai dell'acquedotto raggirando persone anziane. Ecco cosa hanno ricostruito i Carabinieri della Compagnia di Cles

Una capacità criminale fuori dal comune, testimoniata anche da un lungo "curriculum" specifico. E' di nuovo in carcere Sonny Lebbiati, 29enne ritenuto a capo di una banda di ladri professionisti che dal Piemonte si muovevano in varie zone del Nord Italia per mettere a segno colpi caratterizzati da modalità particolarmente fraudolente, al confine tra furto e truffa. Alla base di tutto l'inganno, la capacità con la quale il giovane di Alba riusciva a raggirare le vittime. L'ultima serie di furti, in Trentino, ha aperto le porte del carcere per lui ed altri 4 complici, tutti residenti nelle province di Asti e Cuneo.

Finti operai dell'acqua: ecco come agivano

"Siamo addetti al controllo della rete idrica: ci sono infilitrazioni di mercurio che potrebbero intaccare oro e argento, meglio mettere i gioielli al sicuro in frigorifero". Sembra incredibile ma è questo ciò che dicevano alle vittime per convincerle, con un eloquio fluente ed una sicurezza invidiabile, ad aprire casseforti e cassetti e tirare fuori i gioielli. Mentre uno di loro fingeva di controllare l'acqua dei rubinetti l'altro "ripuliva" il frigorifero. Sono almeno cinque i colpi messi a segno in questo modo. Tutti andati a buon fine, segno che la banda sceglieva con cura le proprie vittime: persone anziane, magari sole, fragili. Persone che, giustamente, si fidano di chi si presenta alla porta fingendo di voler aiutare.

Sono 27 gli episodi contestati: una ventina di furti "classici", ovvero in assenza dei padroni di casa, da scassinatori. La banda era specializzata nel forzare casseforti con un flessibile, arraffare tutto e sparire a bordo di moto e auto di grossa cilindrata. Sarnonico, Sanzeno, Ton, Predaia ma anche Riva del Garda, Nago, Tenno, Pieve di Bono. E' lunga la lista delle località colpite, fino all'ultimo furto messo a segno ad Ala il 31 gennaio 2020, un anno fa. Tra i fatti di cui sono accusati c'è anche la rapina in una villa a Cavedine: in quel caso i ladri si finsero interessati all'affitto di una pozione di casa, per poi entrare, tirare fuori le pistole e farsi aprire la cassaforte. Un bottino da 100mila euro, che costituisce quasi la metà del valore totale dei furti della banda a partire dall'aprile 2019.

L'auto dei furti era in vendita online

Le indagini sono partite nell'agosto 2019 dopo una serie di furti con scasso in Alta Val di Non. Quello che i militari della Compagnia di Cles hanno ricostruito sembra uno scenario da film. La banda aveva armi (in almeno un'occasione, la rapina a Cavedine, sono spuntate le pistole), documenti falsi, ricetrasmittenti per evitare di utilizzare telefoni cellulari, ed una base logistica sul Garda bresciano, dove prendevano in affitto una casa, per progettare le incursioni in Trentino. Indossavano guanti per non lasciare tracce e si disfavano dei vestiti dopo ogni "lavoro". Auto e moto utilizzate per l'attività criminale, tutte con targhe false, venivano acquistate e rivendute con una rapidità impressionante. E' proprio grazie alle ricerche su siti di compravendita online che un carabiniere della Compagnia di Cles ha scoperto che una delle Bmw utilizzata per i furti era stata messa in vendita: all'auto mancava il tergicristallo destro. Un indizio inequivocabile.

Già protagonista della "banda delle Hornet"

Una dimestichezza con i motori di grossa cilindrata già mostrata in episodi precedenti in Veneto dove Sonny Lebbiati era già stato identificato come membro della "banda della Hornet", dal modello di moto Honda utilizzato per scappare dopo i furti nelle ville del vicentino e del veronese. Come detto le indagini sono durate un anno e mezzo. Il blitz dei carabinieri trentini in Piemonte è scattato all'alba di martedì 2 febbraio 2021 per eseguire le misure di custodia cautelare a carico dei cinque soggetti identificati come membri della banda. Quattro sono stati ritracciati presso le proprie abitazioni mentre Sonny Lebbiati si trovava già in carcere per altri episodi.

La recidività è dimostrata anche dal fatto che, addirittura nel periodo dei colpi messi a segno in Trentino, il giovane ladro si trovava sotto sorveglianza speciale. Regime che, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, non gli avrebbe impedito di proseguire l'attività criminale. I gravi indizi di colpevolezza vanno dalle immagini di videosorveglianza dei territori attraversati durante le scorribande, alle evidenze raccolte durante pedinamenti ed appostamenti dai militari della compagnia di Cles. In una delle abitazioni perquisite ad Alba, inoltre, sarebbero anche stati ritrovati due caschi utilizzati nella fuga in moto dopo alcuni furti. Della refurtiva, però, non c'è nessuna traccia. 

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