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Aziende chiedono di ripartire. Il sindacato: "Solo il 20% in regola con misure di sicurezza"

A denunciarlo è la Fim Cisl Trentino segnalando "gravi ritardi negli adempimenti previsti dal Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro"

Aziende che hanno già riavviato le produzioni, lavoratori in cassa integrazione o con orario ridotto, ridardi nell'adempimento degli obblighi per la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro. È il quadro che emerge da un'indagine Fim Cisl Trentino sul settore metalmeccanico in Trentino. 

"Molte aziende metalmeccaniche trentine - scrive il sindacato - hanno ripreso, anche se generalmente a regime ridotto, le loro attività produttive. Nel frattempo la quasi totalità delle aziende del settore ha avviato procedura di cassa integrazione per sospendere/ridurre le attività". Sulle 60 imprese di questo settore prese in considerazione dall'indagine, più della metà ha già riavviato le produzioni. "Tra queste - scrive Film Cisl - 2/3 sono rientranti nei settori 'essenziali' in base ai codici Ateco individuati dal Governo con Dpcm del 22 marzo scorso, mentre 1/3 ha fatto richiesta di autorizzazione alla prefettura provinciale".

Le misure di sicurezza per i lavoratori

Circa il 35-40% dei lavoratori - segnala la sigla sindacale - è interessato da qualche forma di sospensione del lavoro - congedi, cassa integrazione, permessi - o opera a distanza. Negli impianti sarebbe presente meno del 20% dei lavoratori normalmente impiegati in questo settore. Nel frattempo, denuncia il sindacato, si registrano "gravi ritardi  negli adempimenti previsti dal Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro firmato da Governo, Sindacati e Associazioni Segreteria Provinciale Trentino Imprenditoriali lo scorso 14 marzo".

Il documento individua tutte le misure necessarie alla messa in sicurezza degli ambienti di lavoro e prevede esplicitamente che per poter procedere alle attività produttive, indipendentemente dal settore di appartenenza, è necessario verificare l’attuazione di tutte le misure di contrasto e prevenzione alla diffusione del virus istituendo uno specifico Comitato aziendale (composto almeno da datore di lavoro, Medico competente, RSPP, rappresentanti sindacali e RLS) con il compito di valutare le misure intraprese a livello aziendale e raccolte in un Protocollo aziendale anti contagio da allegare al Dvr (Documento di Valutazione dei Rischi) e monitorare periodicamente.

"Questi adempimenti - evidenzia Fim Cisl Trentino - risultano completati solo in meno di 1/6 delle aziende prese in esame (meno di 1.200 dipendenti, circa il 20% del totale). Se nella prima fase dell’emergenza, prima delle chiusure avvenute in modo massiccio dal 25 marzo, le azioni concretamente messe in campo erano sufficientemente coerenti con le indicazioni del Protocollo governativo, nella fase di sospensione si sarebbe dovuto dar seguito alla verifica, integrazione e formalizzazione degli interventi costituendo Commissioni e Protocolli aziendali, cosa che nella maggior parte dei casi non è avvenuta".

"Alla vigilia di una possibile ripresa delle attività e con già oltre la metà delle aziende metalmeccaniche trentine al lavoro (se pur a regime ridotto) - conclude il sindacato - non possiamo permetterci di trascurare nessun aspetto di sicurezza, anche perché la gestione del rischio ci accompagnerà per molto tempo anche dopo la riaperture delle fabbriche".

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