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Arco, il comune adotta il linguaggio inclusivo: cosa cambia

Il sindaco Betta e il consigliere Ulivieri hanno firmato una relazione d’intenti che pone l’obiettivo di introdurre il linguaggio inclusivo in tutti gli atti del Comune di Arco entro la fine del 2022

Un altro passo verso l'inclusione è stato fatto ad Arco, a dicembre e riguarda il linguaggio. La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità dell'Onu, sottoscritta anche dall'Italia, prevede che sia utilizzata l’espressione “persona con disabilità”, così da comunicare correttamente come la disabilità sia un attributo, tra i tanti, che può caratterizzare una persona, evitando di far coincidere l’identità di un individuo con quell’unica caratteristica e mettendo invece l'accento sulla persona nella sua interezza. Da qui la scelta dell’amministrazione comunale di Arco, messa nero su bianco e sottoscritta nella serata di venerdì 3 dicembre in municipio (alla presenza di Barbara Chemotti, unica disability e diversiry manager abilitata in regione), di dare avvio a un progetto che porti, nel corso del prossimo anno, a rendere inclusivo il linguaggio utilizzato dall’amministrazione nei suoi atti e nelle sue comunicazioni.

"Esattamente un anno fa, per la Giornata della disabilità 2020, lanciammo il progetto “Arco città inclusiva” -ha spiegato il consigliere Tommaso Ulivieri- iniziando un percorso che oggi, di nuovo nella data cardine del 3 dicembre, compie questo passo concreto. Prendiamo lo spunto dal tema della disabilità per un discorso più ampio e generale sull’inclusione, occupandoci anche di genere. Oltre alla relazione d’intenti, io e il sindaco abbiamo firmato una lettera che sarà recapitata alla Giunta, ai consiglieri e al segretario generale del Comune, in cui li sollecitiamo fin d’ora ad attivarsi per adottare e diffondere il linguaggio inclusivo nella documentazione amministrativa, nella redazione di testi anche per il web e nelle relazioni interpersonali".

"La situazione è delicata perché abbiamo seri problemi di personale -ha detto il sindaco Alessandro Betta- anche a causa della ripresa dei contagi, per questo la scelta è stata di un percorso di lungo respiro, per non gravare su persone già sottoposte a tensioni e ritmi di lavoro impegnativi. Oltretutto, questo passaggio nel concreto è molto più complesso di come possa apparire. Per questo iniziamo coinvolgendo assessori, consiglieri e segretario generale, e appena la situazione migliorerà, prevedibilmente in primavera, il progetto entrerà nel vivo. Quella del linguaggio potrebbe sembrare ad alcuni un tema di poco conto, ma non lo è, è invece una questione di civiltà e di attenzione doverosa e non più eludibile, pienamente coerente con gli impegni programmatici di questa consiliatura e con le deleghe attribuite a Tommaso Ulivieri".

"Andiamo oltre il concetto storico di Arco città che cura -ha detto Barbara Chemotti- perché in passato Arco si metteva a disposizione delle persone fragili perché ammalate, ora invece andiamo avanti tutti insieme per capire cosa serve a tutti noi, persone con o senza disabilità, uomini e donne. Non è un passaggio di poco conto: di recente, lo scorso 8 marzo, Trento ha adottato il linguaggio inclusivo in termini di genere, scelta assolutamente meritoria, ma Arco ora va oltre. Il linguaggio è il ponte tra le persone, dice tanto di quello che è il nostro atteggiamento, e un linguaggio inclusivo dirà che la città di Arco accoglie davvero tutti, senza distinzioni, con rispetto e con attenzione".

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