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Itea, perché per i sindacati servono più alloggi pubblici

Cgil Cisl Uil: "Solo il 6,6% delle richieste ad oggi viene soddisfatto. Nel 2020 assegnati solo 242 abitazioni"

"Sulla messa a disposizione di nuovi alloggi pubblici speriamo sia la volta buona e che alle parole seguano i fatti. Oggi possiamo solo constatare un drammatico immobilismo sul tema casa”. A parlare sono Manuela Faggioni, Michele Bezzi e Walter Alotti che per Cgil Cisl Uil seguono le politiche abitative all’indomani della presentazione del bilancio Itea. “Nel 2020, ultimo dato che abbiamo a disposizione, Itea ha assegnato solo 242 alloggi. È il dato più basso dal 2007 - proseguono -. In buona sostanza solo il 6,6% delle domande in graduatoria è stato soddisfatto. A questo si aggiunge poi il numero di quanti ottengono un contributo per pagare l’affitto".

Dei 242 alloggi 235 erano di risulta (-25% sul 2019) e solo 7 nuove costruzioni assegnate. "È un dato preoccupate che non risolve il problema abitativo peraltro acuito dalla crisi economica innescata dalla pandemia. Oggi ci sono un migliaio di alloggi pubblici sfitti pari a ben il 10% del patrimonio Itea. Ci auguriamo che finalmente si metta mano a questo importante patrimonio e si avviino ristrutturazioni per ampliare il numero di case disponibili”. In particolare i sindacati sottolineano l’importanza di investimenti per l’efficientamento energetico. “Ma non c’è solo quello, la priorità deve essere la messa a disposizione di più alloggi possibili".

Cgil Cisl Uil esprimono preoccupazione anche per lo stanziamento per il fondo affitti che resta a 7milioni di euro. “In questa situazione sarebbe stato importante investire maggiori risorse. Da oltre un anno cerchiamo un confronto con l’assessora Segnana e con la presidente Gerosa, ma, se si fa eccezione per un breve incontro con l’assessora, non abbiamo mai avuto alcun riscontro. Ad oggi l’Esecutivo ha trattato il tema casa solo come un terreno di propaganda ideologica. Una logica perdente sotto tutti i punti di vista”.
Eppure il patrimonio Itea è stato costituito con il fondamentale contributo delle lavoratrici e dei lavoratori trentini con il fondo quota Gescal. “E’ inconcepibile che in Trentino le organizzazioni sindacali non siano più coinvolte né si attivi l’osservatorio sulla casa, mentre in altre regioni proprio in ragione di questo contributo le organizzazioni sindacali sono coinvolte anche attraverso la partecipazione agli organismi di governance”, concludono.

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