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I sindacati lanciano l'allarme sul turismo: "Sostegni in ritardo, i lavoratori del settore scappano"

Cgil, Cisl e Uil all'unisono chiedono un cambio di rotta nelle politiche turistiche, portando il paragone con l'Alto Adige dove in poche settimane si sono registrate 9 mila assunzioni nel comparto

“Puntare il dito contro i sostegni economici per giustificare le difficoltà a reperire manodopera per il turismo trentino vuol dire non leggere correttamente la realtà. Il problema non sono i sussidi economici per gli stagionali, semmai il ritardo con cui sono arrivati, la loro esiguità e l’assenza di misure di condizionalità. E’ questa la ragione che ha spinto diversi lavoratori e lavoratrici a cercare occupazione in altri settori”. Ne sono certi i sindacati che a conferma delle loro affermazioni portano l’esempio dell’Alto Adige dove sono già state attivate oltre 9mila assunzioni per un totale di ben 22mila addetti già in forze per la stagione estiva nonostante la Provincia di Bolzano, in aggiunta a misure strutturali di contrasto alla povertà già più ricche di quelle nazionali e trentine, abbia deliberato nel 2020 aiuti alle famiglie e lavoratori per 30 milioni di euro, a cui ne sono stati aggiunti altri 55 milioni nel 2021. “Il problema dei sostegni in relazione alla difficoltà di reperire personale per alberghi e strutture ricettive è mal posto – insistono i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. In Trentino la parte più consistente dei sostegni economici riguarda da sempre le famiglie con figli. Per il resto, come abbiamo denunciato più volte, è stato il ritardo della Giunta provinciale nel mettere in atto aiuti diretti ai lavoratori stagionali e alle loro famiglie a spingere inevitabilmente molti di questi verso altri settori”.


Altra questione per i sindacati è poi l’assenza di politiche di condizionalità correlate ai sostegni. “Misure che avrebbero permesso non solo di tenere agganciati i lavoratori, facilitando la rioccupazione delle persone ma avrebbero anche qualificato l’offerta”, proseguono i tre segretari. “Si è scelto invece di caricare Agenzia del Lavoro delle incombenze burocratiche del sostegno al reddito degli stagionali, senza adeguare gli organici dei centri per l’impiego, mettendo in difficoltà le strutture che oggi dovrebbero occuparsi di politiche attive e di incontro tra domanda e offerta”.

Tornando al tema dei sostegni economici va chiarito che in Trentino le misure più consistenti sono, da sempre, rivolte ai nuclei familiari, e ridurle sarebbe assurdo visto anche il problema demografico che la nostra comunità e quindi anche il sistema economico deve affrontare di fronte all’invecchiamento progressivo della popolazione attiva. “La strada sarebbe quella di permettere di dedurre il reddito medio del lavoro femminile. In questo modo si eviterebbero forme di le donne non rinuncerebbero a lavorare sapendo di poter contare su misure di aiuto che facilitano la conciliazione. Lo chiediamo da anni. Sono stati fatti dei passi avanti alzando la soglia di deduzione, ma sono ancora insufficienti. Bisogna più che raddoppiare le deduzioni attuali per dare efficacia ad un intervento che promuova l’occupazione femminile”.

Altro punto critico che marca la differenza tra Trentino e Alto Adige è il contratto integrativo di settore che permette ai lavoratori del turismo altoatesini di avere retribuzioni più alte. “Le cifre che porta ad esempio il vicepresidente di Confcommercio Trentino sono solo teoriche. Sappiamo tutti che i contratti sono spesso aggirati, che si lavora più ore, che gli straordinari non vengono riconosciuti e che molti contratti sono stagionali. Serve arrivare alla definizione di un contratto integrativo provinciale, e ad un allungamento della disoccupazione per i mesi di non lavoro. Quest’ultimo è un progetto che è nato in seno al Fondo di Solidarietà Trentino e che condividiamo sindacati e parti datoriali. Sarà d’aiuto anche il ripristino del reddito di attivazione che punta ad incentivare il ricollocamento rapido dei disoccupati”.

L’insieme di queste soluzioni resta per Cgil Cisl Uil l’unica strada per risolvere in modo strutturale il problema della carenza di manodopera stagionale. “Finché non ci saranno salari e ammortizzatori adeguati la gente si rivolgerà ad altri comparti produttivi, come avvenuto in questi mesi con il manifatturiero. Siamo pronti a confrontarci subito con le imprese per trovare una strada condivisa che consenta di gestire nel modo migliore le transizioni del mercato del lavoro”, concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.
 

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