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La questione

Problema siccità, Coppola: "Dare l'acqua al Veneto e toglierla al Trentino?"

Preoccupa enormemente i veneti questo inizio di stagione irrigua "asciutto"

La siccità non permette di dormire sogni tranquilli ai veneti, preoccupa questo inizio di stagione irrigua "asciutto", divenuto principale argomento di discussione nei consorzi di bonifica veneti riuniti attorno all'Anbi, l'associazione di categoria di riferimento. Ad approfondire la questione è stato il giornalista Marco Milioni di VicenzaToday, che ha spiegato che in una comunicazione del 19 aprile la situazione è stata descritta come critica. Nel vicentino, il bassanese sarebbe una delle aree più a rischio quanto a diminuzione delle portate del Brenta, soprattutto perché senza pioggia i razionamenti in primis ai fini agricoli sono dietro l'angolo.

Uno dei passaggi più significativi della nota redatta dal presidente di Anbi Veneto Francesco Cazzaro non lascerebbe spazio a interpretazioni: "Le riduzioni di prelievo irriguo che si profilano sono significative: nell'ordine del 50% rispetto ai bacini dell'Adige e del Piave, del 40% rispetto a quello del Brenta e del 50% per le restanti aree irrigue regionali". E poi anche la considerazione che: "Rispetto al bacino dell'Adige potrebbero derivare ulteriori problematiche per il fatto che, in caso permanesse la presente congiuntura climatica, le portate suddette potrebbero essere raggiunte solo con l'apporto aggiuntivo di risorse stipate negli invasi dei bacini montani delle province autonome di Trento e Bolzano". Da qui la preoccupazione di Lucia Coppola circa la necessità di "Dare acqua al Veneto e toglierla al Trentino" e delle conseguenze che potrebbero derivare da ciò. Che l'emergenza climatica non sia una problematica dell'ultima ora, è ormai assodato, da circa un decennio almeno, ma quali soluzioni verranno adottate per sopperire alle problematiche anche dei territori confinanti? 

"Leggo dalla stampa del Veneto che la crescente siccità sta mettendo a rischio l’irrigazione dell’agricoltura veneta - afferma Coppola -. La situazione richiederebbe l’apertura degli invasi idrici del Trentino Alto Adige per aumentare la portata dei fiumi veneti. L’apertura dei bacini è stata chiesta dalla Regione durante una recente riunione nella sede dell’autorità di bacino. Nel corso dell’incontro pare che Trento e Bolzano abbiano però frenato sulla richiesta veneta. E nel verbale di quella riunione l’Autorità di bacino ha riportato la posizione delle Province autonome che avrebbero detto di dover discutere la cosa con i concessionari degli impianti idroelettrici".

Una situazione, questa, che pare non essere stata ben digerita dal Veneto che "Di fatto - prosegue Coppola -, (il Veneto ndr) ha visto anteporre gli interessi economici derivati dalla vendita di energia elettrica alla loro produzione agricola. Hanno richiamato il Codice dell’Ambiente che dice che quando manca l’acqua la priorità assoluta va agli usi umani e all’agricoltura". La decisione è in mano a regioni e province autonome, quindi. La provincia di Bolzano nel corso di un tavolo tecnico affronterà la questione sottoposta dal Veneto. "Pare che la regione Veneto abbia chiesto una portata di 20 metri cubi al secondo, una quantità importante - prosegue Coppola -. L’apertura del lago di Resia dei giorni scorsi ha garantito maggiore portata all’Adige fino a Trento e Verona. Svuotarlo ulteriormente vorrebbe dire mettere a rischio la produzione di energia elettrica".

Per questo la consigliera di Europa Verde ha depositato un'interrogazione in cui chiede al presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti quale sia la posizione della PaT sulla richiesta della regione Veneto, oltre alla dichiarata intenzione di consultare i concessionari degli impianti idroelettrici. Tenuto conto che nell’ autunno/inverno scorso le precipitazioni sono state scarse e quindi il livello dei bacini non è ottimale, a fronte della richiesta della regione Veneto, in che modo verranno tutelate le esigenze idriche del Trentino.

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