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Sabato, 20 Aprile 2024
L'appello del Comitato

Agitu, i fondi raccolti e l'eredità: come mantenere viva la sua memoria?

Ci sono due progetti che riguardano Agitu. Uno è quello legato all'immobile sul quale stava investendo per realizzare un'attività, l'altro riguarda le capre allevate "seguendo l'ecologia" e i cosmetici "etici"

A quasi due anni dalla scomparsa di Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope assassinata il 29 dicembre 2020 nella sua casa, il Comitato dei garanti ha organizzato una conferenza stampa nella sala di rappresentanza di palazzo Geremia, a Trento, dove con la curatrice dell'eredità, l'avvocato Annarosa Molinari, il notaio Paolo Piccoli ed Elisabetta Nardelli, hanno aggiornato la situazione dei fondi rimasti dalla raccolta promossa all'indomani della scomparsa, delle capre di Agitu e del suo progetto a 360 gradi.

 “C’è innanzitutto un pensiero di ricordo e credo che si possa usare nuovamente un’espressione, bisogna uscire dall’equivoco. Non eravamo noi che avevamo accolto Agitu, ma era lei che aveva scelto il Trentino e le nostre montagne. Noi abbiamo queste raccolte online che nascono quando c’è l’onda emotiva” ha commentato il sindaco Ianeselli.

Quello che ha lasciato Agitu in chi l'ha conosciuta e anche in chi la seguiva "da lontano", non è certamente quantificabile. Al di là delle emozioni, occorre fare dei conti ed essere concreti, anche per non perdere il ricordo della pastora e imprenditrice etiope che aveva scelto proprio il Trentino per coronare i suoi sogni. Sono ben due i progetti che riguardano Agitu. Uno è quello legato all'immobile sul quale stava investendo per realizzare un'attività, l'altro riguarda le capre allevate "seguendo l'ecologia" e i cosmetici "etici". E poi, c'è la questione dei fondi donati. 

La raccolta fondi

I fondi raccolti dalle prime ore dopo la scomparsa della pastora etiope ammontavano a 106.753,89 euro al netto delle commissioni per GoFundme, la piattaforma dove è stata organizzata la campagna. Una piattaforma che, come spiegato anche durante la conferenza stampa, richiede molte garanzie in merito alla destinazione e l’uso dei fondi e soltanto la metà di essi sono stati accreditati sul conto corrente aperto alla Cassa di Trento dal Comitato.

La raccolta è stata promossa e sostenuta dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli che già nei primi momenti aveva chiesto la costituzione di un Comitato di garanti per la gestione dei fondi, costituitosi di fatto con atto notarile il 14 aprile 2021. Il Comitato è composto da padre Mussie Zerai Yosief in rappresentanza della famiglia, Elisabetta Nardelli, amica di Agitu, il notaio Paolo Piccoli (anche presidente del Consiglio comunale). E immediatamente è stato instaurato un rapporto con l’avvocato Annarosa Molinari, nominata dal tribunale di Trento quale curatrice dell’eredità giacente.

“Nel frattempo - ricorda il notaio Piccoli - abbiamo provveduto provvisoriamente con fondi personali a sostenere le spese per la venuta a Trento dei familiari e per il rimpatrio della salma che era il primo obiettivo della raccolta”. Si parla di una cifra di circa 6000 euro che sono poi stati rimborsati.

 “Oltre questi limiti - prosegue Piccoli - non potevamo andare, dovevamo vedere di portare avanti le iniziative di Agitu, ma non è stato possibile. A livello locale si fa fatica. Rivolgiamo dunque un appello ai sottoscrittori per attuare nuove iniziative e che ci diano anche proposte in memoria di Agitu”.

A tutela e veglia dei fondi anche l’amica Elisabetta Nardelli: “Per me è un giorno molto triste. A noi il compito di vegliare su questo fondo che, a parte le spese per le imposte, abbiamo seguito i costi dei servizi funebri, il viaggio dei parenti e di mantenimento delle carte. A disposizione del fondo rimangono 87.602,13 euro. Ora è molto importante capire come gestire questo fondo. Noi siamo in stretto contatto con la famiglia, la sorella nello specifico. Eventuali proposte su come spendere questi fondi le valuteremo insieme con la famiglia”. Elisabetta poi, a margine della conferenza, ha ricordato che c’è un giorno più importante da non dimenticare: il 1° di gennaio, giorno di compleanno di Agitu. Nel 2023 avrebbe infatti compiuto 45 anni.

“Noi abbiamo il compito di usare al meglio le risorse, nel ricordo di Agitu. Fin qui abbiamo fatto quanto potevamo secondo quanto richiesto dai sottoscrittori - conclude Piccoli -. A loro chiediamo di aiutarci, di invitarci a trovare delle iniziative da finanziare con questi fondi, nel suo ricordo”. Un’idea per tenere vivo il ricordo di questa donna, di quello che lei ha fatto e dell’esempio che ha portato con le sue scelte e la sua vita. Eventuali proposte possono essere inviate a comitato.agitu@gmail.com

La cura del mondo di Agitu

Non solo la raccolta fondi, quella è una situazione nata dopo la scomparsa di Agitu, nel suo ricordo. Agitu era anche un’imprenditrice che in vita aveva steso dei progetti molto importanti. A curare il suo mondo, quello che ha lasciato, è stata l’avvocato Molinari, ha portato avanti tutto ciò che riguardava la situazione di Agitu: ha provveduto all’inventario e al collocamento provvisorio delle capre per verificare la possibilità di una continuazione dell’iniziativa di Agitu, sempre confrontandosi con la sorella Beth, a distanza.  

 “È sempre un momento molto toccante parlare di Agitu - afferma l’avvocato Molinari -, era nostra cliente di studio. Abbiamo un ricordo molto bello di lei, anche se non possiamo definire che ci fosse un rapporto di amicizia, ma uno di reciproca stima sì. Nel ruolo di curatrice, devo innanzitutto fare due ringraziamenti: a tutti gli allevatori del Trentino che si sono resi disponibili per custodire le capre, divise tra diversi. Adesso devo ringraziare il comitato per il contributo economico dato per questo gregge. Tutti questi sforzi sono stati fatti proprio per mantenere vivo il gregge di Agitu”.

Ora, in via provvisoria, le capre si trovano da un unico allevatore in Valle dei laghi, amico di Agitu e che lavora con una certa etica: “Seguendo l’ecologia della specie”. Così come voleva Agitu con la sua “Capra felice”.

 “Nel corso di questi due anni - spiega l’avvocato Molinari - si è prospettata solo una possibilità di realizzo di un’idea, che purtroppo non si è resa fattibile per problematiche legata alla distribuzione dei beni. Fino ad ora ho fatto di tutto per tentare di valorizzare questo progetto in loco, in Trentino. Sensibilizzando gli allevatori in valle. Purtroppo non sono riuscita a trovare altre soluzioni, non si sono resi disponibili altri allevatori. La mia prospettiva è quella di dover guardare oltre i confini, perché devo realizzare la chiusura di questa situazione. Nel frattempo ho venduto i beni ad attività sociali”.

Gli attrezzi per la produzione casearia sono stati venduti a un’associazione che aprirà in Africa una struttura per donne e per l’avvicinamento alla cura del bestiame. I cosmetici sono stati venduti a una realtà legata a NaturaSì. Il carretto di Agitu è stato venduto a un’associazione che promuove attività di avvicinamento degli animali a delle persone con difficoltà.   

Per quanto riguarda l’immobile a Frassilongo, invece, risulta ancora invenduto, ma la difficoltà, secondo quanto spiegato dall’avvocato, è molta. Stiamo parlando della vecchia scuola di Frassilongo, dove la pastora etiope aveva un progetto per il quale aveva già acceso dei mutui. Lo avrebbe ristrutturato per realizzare un’attività. Mentre, l’abitazione dove viveva ed è stata assassinata la pastora, era in affitto.

Ci sono delle precisazioni da fare in merito alla situazione finanziaria di Agitu, che funzionava fino a quando la donna era in vita, perché costruita da lei e sorretta dai criteri dentro ai quali la sua persona e la sua attività rientravano. “La situazione di Agitu, quando lei era in vita, trovava un equilibrio finanziario anche grazie ai contributi provinciali, cessati alla sua morte - ricorda l’avvocato Molinari -. L’equilibrio finanziario di Agitu non era in perdita, il problema è arrivato dopo”.  Agitu aveva un progetto in mente, praticamente realizzato e in essere quando lei era in vita con tutta una serie di parti che lei aveva conquistato e che riuscivano a far funzionare tutto.  

“Non posso rendere conto di debiti e crediti - continua Molinari -. Devo salvaguardare la privacy degli eredi e l'immagine di Agitu. Non c'è un intento speculativo su questa eredità. Ci sono due obiettivi: quello di avere un ritorno significativo per i creditori. A tutti piace l'azienda di Agitu, ma gratis. E io gratis non la posso dare; e poi c’è l’obiettivo di dare un significato all'idea originaria di Agitu".

Far ripartire a 360 gradi il progetto di Agitu, non è qualcosa di realizzabile, secondo l’avvocato. Sono realizzabili diversi progetti: quello che riguarda l’immobile e l’altro che riguarda le capre, il marchio e la linea cosmetica che hanno tanto di ricette e filosofia che motivano la loro produzione. Per questo ultimo progetto, sarebbe importante trovare una rete di vendita, perché questo porterebbe anche il sostegno di chi le capre le alleva.

“Il marchio Agitu è ancora di grande richiamo - conclude Molinari -, ma serve che qualcuno riesca ad avere la stessa visione della pastora etiope che aveva puntato anche su quei cosmetici, producendoli comunque rispettando la natura e l’animale, la sua vita e le sue fasi”.

La curatrice, l’avvocato Molinari invita eventuali imprenditori e interessati a farsi avanti.

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