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Cronaca / Gardolo

Detenuto colpisce alla testa con un "machete rudimentale" un poliziotto del carcere

Mazzarese, segretario regionale Sinappe: "A gennaio aveva aggredito altri due agenti di polizia penitenziaria. Ora va trasferito in un altro istituto"

Doveva uscire per un colloquio di routine con lo psicologo, ma quando l'agente di polizia penitenziaria gli ha aperto la cella e si è voltato di spalle, il detenuto l'ha colpito alla testa con un "machete rudimentale" realizzato di nascosto con il profilato di una finestra. Un'aggressione che è costata all'agente diversi punti di sutura e 10 giorni di prognosi.

L'episodio è avvenuto verso le 17.30 di mercoledì 16 marzo all'interno del carcere di Spini di Gardolo a Trento. Il detenuto, noto per minacce e aggressioni, si trovava già in una sezione a cosiddetto regime chiuso (ex articolo 32): invece di poter uscire liberamente in determinate fasce orarie dalla propria cella per conversare ad esempio con altri detenuti, era in una cella chiusa, aperta dagli agenti solo per permettere i colloqui con educatori, magistrati, avvocati o, come doveva avvenire ieri, lo psicologo.

Anche per questo Andrea Mazzarese, segretario regionale del sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria (Sinappe), chiede ora il trasferimento del detenuto in un altro istituto e che gli venga applicato il 14bis, un regime ancora più duro e restrittivo. "Il detenuto ha approfittato che il collega fosse girato di spalle per colpirlo con una sorta di machete rudimentale preparato nei giorni precedenti e che teneva nascosto sotto la giacca - racconta Mazzarese -. A gennaio era stato protagonista di un'altra aggressione a due poliziotti, uno dei quali è rientrato al lavoro da meno di un mese. Oltre alle aggressioni, le minacce di questo soggetto sono continue".

“Il detenuto - aggiunge il segretario provinciale del sindacato Massimiliano Rosa - nei mesi scorsi si era reso protagonista dell’incendio di un’altra cella dove si trovava e di cui aveva divelto lo spioncino, riuscito a uscire”. Secondo i dati forniti dal sindacato, nel 2021 nel carcere di Trento si sono contati 90 atti di autolesionismo, 16 tentati suicidi, 73 colluttazioni e 16 ferimenti.

La speranza del sindacato - che augura al collega una pronta guarigione - è che il trasferimento in un altro istituto possa anche rasserenare il clima generale. L'episodio è infatti l'ultimo di una lunga sequela di aggressioni da parte dei detenuti di Trento ai danni della polizia penitenziaria. Solo nel mese di ottobre, gli agenti avevano subito violenze il 19, il 20 e di nuovo il 29 ottobre.

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