rotate-mobile
Emergenza Ucraina

La donna tetraplegica accolta a Trento: "Dall'inferno della guerra al paradiso"

Le bombe hanno prima lambito e poi distrutto la casa dove viveva a Chernihiv, nel nord dell'Ucraina. Per una settimana si è nascosta al freddo e al buio nel seminterrato

Tra le 41 persone fragili scappate dalla guerra in Ucraina e accolte oggi, giovedì 7 aprile, in Trentino ci sono anche una donna con disabilità grave e sua madre. “Siamo passate dall’inferno della guerra e ora siamo arrivate in paradiso, vi ringrazio tantissimo, di cuore, per la gentilezza”, ha detto la donna allo staff di Casa Serena -  la struttura per disabili gestita da Anffas a Cognola di Trento - che l'attendeva al suo arrivo.

Dall’Ucraina al Trentino, grazie all’operazione in sinergia tra la Croce rossa italiana, il dipartimento Salute della Provincia e la protezione civile trentina, che ha permesso di portare nel nostro territorio 41 persone fragili, di cui 40 sono pazienti psichiatrici ospitati a Levico Terme.

Al suo arrivo c'erano il direttore Pietro Grigolli, l’operatrice Inna Deyneko, che parla ucraino e ha fatto da interprete, il medico Marco Clerici. Per la donna di 47 anni, tetraplegica da quando ne aveva 24 a seguito di un incidente, e la madre è l’occasione per ricominciare dopo l’incubo della guerra. Sono fuggite da Chernihiv, città nel nord dell’Ucraina bombardata dai russi, e sono arrivate a Trento dopo due giorni di viaggio.

La famiglia è stata sorpresa il 24 febbraio dallo scoppio del conflitto. Dopo alcuni giorni, ha raccontato la donna mostrando con l’aiuto della madre le foto della città prima e dopo le devastazioni, sono iniziati i bombardamenti. Le bombe hanno prima lambito e poi distrutto la loro casa, costringendole a rifugiarsi in cantina. Assieme alla madre e al padre si è rifugiata per una settimana nel seminterrato, al freddo e al buio. Poi hanno cercato rifugio in una chiesa della città dove sono rimasti per una decina di giorni.

Quindi un trasporto di fortuna li ha portati verso Kiev, dove sono stati soccorsi. E poi ancora l’approdo verso l’ovest dell’Ucraina, dove hanno incontrato gli operatori sanitari italiani e con loro la possibilità di mettersi in salvo in Trentino.

Ora il presente lascia spazio a un sorriso, nel giardino e negli spazi attrezzati di Casa Serena. “Abbiamo dormito per terra in cantina, ci saremmo accontentate di una semplice stanza”, ha detto la madre entrando nei locali riservati dalla struttura in cui è stato affisso il cartello “Welcome, benvenute”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La donna tetraplegica accolta a Trento: "Dall'inferno della guerra al paradiso"

TrentoToday è in caricamento