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Quando riapriranno le discoteche? Protesta e malcontento di un settore fermo da 17 mesi

La data del 1° luglio, indicata da almeno metà maggio come termine ultimo, è ormai passata e quella del 10 luglio, la seconda possibilità, lo sta per fare. Le linee guida del Cts ci sono, a decidere sarà la politica

Discoteche ancora ferme, non c'è una data certa e i timori sono molti. Un grido d'allarme arriva da SILB- Fipe, organizzazione leader del settore dell'intrattenimento serale e notturno. "Non lavoriamo da 17 mesi (unica categoria) - denunciano su Facebook -  dietro ci sono intere famiglie che stanno perdendo oltre alla loro dignità lavorativa anche la possibilità di mantenersi e di prevedere il futuro ad oggi drammaticamente incerto".

Amareggiati titolari, gestori e lavoratori del settore che denunciano "grande incoerenza nella condotta della situazione da parte delle Istituzioni; così facendo si alimentano situazioni di non rintracciabilità e abusivismo: con certe decisioni irrazionali viene precluso il nostro diritto costituzionale al lavoro e alla libera impresa e indirettamente si finisce con il favorire l’abusivismo con l’inevitabile dilagare di tanti fenomeni di illegalità". Come riporta Today, i gestori e i titolari avevano elaborato e presentato un protocollo dettagliatissimo, per garantire la massima sicurezza a clienti e dipendenti. Speravano sarebbe bastato per riaprire almeno a luglio.

Avere linee guida non è una garanzia

"Le discoteche hanno le linee guida. È vergognoso che lascino chiuse le attività e poi ci siano le piazze piene con musica e assembramenti da fare schifo; mi arrivano immagini e denunce dai cittadini" ha dichiarato il presidente della Regione Veneto. "C'è un intero comparto economico messo alla gogna - ha sottolineato -. Non puoi avere un locale chiuso e nella piazza di fronte centinaia di persone: è una presa per i fondelli".

Ci sono casi limite che danno l'idea di quanto sia sull'orlo del baratro il settore. Le discoteche stagionali-estive in Sardegna hanno potuto aprire solamente dal 15 luglio al 16 agosto 2020 totalizzando nella migliore delle ipotesi quattro serate di lavoro (il problema è proprio che dai locali notturni partirono alcuni focolai Covid l'estate scorsa). Le discoteche stagionali-invernali sono completamente chiuse con fatturato azzerato da febbraio 2020. 

La data del primo luglio, indicata da almeno metà maggio come termine ultimo, è ormai passata e quella del 10 luglio, che doveva essere la seconda possibilità, lo sta per fare. Le linee guida del Cts per l'eventuale riapertura ci sono: le discoteche potranno riaprire solo in zona bianca, si potrà entrare solo con il green pass e andranno mantenuti i contatti dei clienti per 14 giorni, in modo da consentire il tracciamento in caso di necessità. Gli ingressi inoltre dovranno essere contingentati. Ma la decisione finale deve per forza di cosa essere politica. Il governo ha deciso di rinviare la decisione. Ma rinvio dopo rinvio, l'estate avanza. E tra un mese e mezzo la stagione turistica sarà quasi finita in molte località.

Esperti divisi

Anche sulle discoteche non c'è una visione d'insieme da parte degli esperti. Nonostante il via libera del Cts, non c'è ancora una data certa per il settore. "Dobbiamo metterci d'accordo, se diciamo che il vaccino serve e il green pass funziona, allora dobbiamo utilizzarli anche per far funzionare le attività. Io spero che su questo ci sia una responsabilità da parte di tutti per continuare ad avere una linea di coerenza", dice il governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a 'SkyTg24' sottolineando che con "il green pass e le regole si può andare nella direzione" di riaprire le discoteche. La decisione però slitta e anche tra gli esperti non c'è una posizione univoca.

Secondo il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, le discoteche "sono ambienti tipicamente pericolosi con un virus che si diffonde per via respiratoria, tanto più con una variante così contagiosa. Bastano pochi secondi per essere contagiati. Le discoteche potranno riaprire solo quando verrà disposto un controllo rigorosissimo con accesso consentito solo a chi è vaccinato, chi ha già avuto il Covid o chi è certamente negativo al tampone". "Appena entra un infetto in una discoteca e ci sono soggetti suscettibili, è sicura la trasmissione", avverte Ricciardi.

Per Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova. "Il fatto che si ritardi l'apertura delle discoteche è un errore, saremo l'unico paese in cui rimangono chiuse. E' inevitabile che poi i ragazzi vadano a divertirsi nei locali in Spagna, Grecia e Francia. E' una penalizzazione", dice Bassetti. "Poi -aggiunge- non è che i ragazzi non si divertono se le discoteche sono chiuse, ma lo fanno in altri luoghi come bar, spiagge e case private. Dove non ci sono controlli. E' il solito problema italiano dove preferiamo, come dire, vietare una cosa sapendo bene che avviene e poi non andiamo a controllare. Così non abbiamo risolto il problema". "Il protocollo per entrare in discoteca con il green pass o il tampone negativo nelle precedenti 48 ore permette di avere delle garanzie - ricorda Bassetti -. Le discoteche possono riaprire in assoluta sicurezza, si sta facendo un allarmismo sbagliato sulla variante Delta che non serve assolutamente in questo momento".

Le discoteche "non dico che non debbano riaprire ma occorre farlo rispettando criteri molto rigidi e precisi. Questo perché se il locale è affollato e c'è un positivo sfuggito ai controlli, magari contagiato dalla variante Delta, rischiamo un focolaio. Ricordiamoci quello che è accaduto ad agosto 2020 in Sardegna. Quindi sì a riapertura dei locali, solo quelli all'aperto, ma con il green pass o con tampone negativo nelle 24-48 ore prima", è il parere di Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma.

"Il fatto che ci sia aperto tutto il resto e le discoteche rimangano chiuse - sottolinea Massimo Galli - sposta poco perché poi le persone finiscono per andare a fare i comodi loro altrove. E se la gente non va in discoteca ma balla in casa o partecipa ad aggregazioni più o meno improvvisate in giro, non abbiamo una sostanziale modificazione della portata del problema".

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