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L'esperienza

“La mia guida al museo? Una persona disabile. Ed è stato fantastico”

Il progetto “Talenti abili” del Muse rappresenta un unicum tra i musei scientifici. Un consiglio: provatelo

Visitare un museo è sempre un’esperienza stimolante, visitarlo con una guida appassionata è ancora più coinvolgente, visitarlo con una guida diversamente abile è un’esperienza unica. Nessun falso buonismo e men che meno un inno al politicamente corretto a tutti i costi: si tratta davvero di un’esperienza che lascia il segno. E per farlo, non bisogna andare nemmeno troppo lontano: basta recarsi al Muse.

Il museo del quartiere Le Albere rappresenta a suo modo un unicum tra i musei scientifici nazionali, in particolar modo per il progetto “Talenti abili”, in cui un gruppo di ragazze e ragazzi diversamente abili diventano, per gruppi di visitatori, guide e narratori del Muse. Il supporto del personale dipendente è meramente logistico; i protagonisti sono queste guide d'eccezione (e davvero eccezionali). Nato dal precedente “Progetto tandem”, in cui a una guida esperta si affiancava una persona disabile durante le visite, “Talenti abili” è un’esperienza decisamente da provare.

In primo luogo, perché si apprende, davvero. Chi scrive, ad esempio, è uscito dal Muse sapendo cose sui grandi volatili delle Alpi e sugli stambecchi che in anni di documentari sulla natura visti in tv non aveva mai imparato. E si apprende, questo il secondo punto, con leggerezza e buonumore. Necessario mettersi in gioco, togliendosi dalla mente il fatto di essere “diversi”, ma anzi aprendosi a una nuova esperienza. Le guide diversamente abili che si troveranno al Muse sanno come attirare l’attenzione e certamente non hanno bisogno di compassione; ma di curiosità sì, quella tanta. Perciò saranno anche ben liete di rispondere alle domande dei visitatori.

Un progetto che va oltre il concetto di inclusività: è uguaglianza, scoperta, condivisione. È soprattutto una concretizzazione del “far sentire parte di una società ‘gli altri’”. Quest’anno sono 6 tra ragazze e ragazzi i disabili che sono stati formati, hanno seguito delle lezioni frontali con i docenti (ovvero le guide del Muse) e sono stati preparati ad erogare visite guidate, focalizzate sugli animali del cosiddetto “Big void”, oltre agli angoli del carrellino divulgativo sui piani 2 e 3 del Muse, in cui aiutano a scoprire i segreti di rocce, fossili, palchi e corna.

Si parla tanto di società inclusiva, di apertura, di aggregazione, di barriere da abbattere; forse basterebbe seguire l’esempio del Muse e dare, tanto come strutture quanto come visitatori, una chance a queste ragazze e ragazzi diversamente abili. Non ce ne si può pentire, lo confermano, come si addice all’ambito scientifico, i fatti.

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