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social Centro storico / Via Rodolfo Belenzani

Curiosità trentine: lo stemma della provincia e della città di Trento venuto dall'est

Inizialmente simbolo della casa regnante di Boemia, l'aquila porta tutt'oggi una "bordatura fiammeggiante". Ecco perché

Trentino terra di aquile: la regina delle montagne simboleggia la provincia e la città di Trento. Il Comune la adottò come simbolo ufficiale nel 1930 e la Provincia nel 1988. Forse, però, non tutti sanno che la regina delle montagne che compare nel gonfalone del Comune di Trento e nella bandiera provinciale è in realtà "regina delle steppe". Il suo viaggio, per così dire, inizia infatti in Boemia come stemma araldico dei duchi Přemyslidi, regnanti dal 1198. A partire da quell'anno l'aquila venne adottata come stemma del Regno di Boemia, contornata da fiamme, che secondo leggenda richiamerebbero i fuochi accesi per annunciare l'arrivo della famiglia reale boema all'elezione imperiale. Ecco perché l'aquila che compare ancor oggi nello stemma della Provincia e del Comune è "bordata" da fiamme.

Perché, dunque, uno stemma reale boemo è arrivato a Trento? La verità è, come spesso accade, poco ideologica e molto pratica: con la morte dell'ultimo dei Přemyslidi, deceduto senza eredi, Venceslao III lo stemma risultò ufficialmente vacante. Stando così le cose il vescovo di Trento Nicolò da Bruna (l'attuale Brno, in Repubblica Ceca, città gemellata con Trento) decise di appropriarsene nel 1339, chiedendo ufficialmente il permesso al re boemo dell'epoca, Giovanni di Lussemburgo. In altre parole, il simbolo venne letteralmente passato di mano, da un territorio all'altro, per questioni di lontane parentele. 

Appena tre anni prima, nel 1336, Carlo di Boemia figlio maggiore del re Giovanni di Lussemburgo, si era insediato nel castello di Tirolo in qualità di reggente, ruolo che aveva preso "in prestito" dal fratello minore che nel 1330 si era sposato con Margherita di Maultasch, appunto contessa di Tirolo. Nicolò da Bruna era arrivato a castel Tirolo come cancelliere al seguito di Carlo e, proprio grazie all'influente appoggio di re Giovanni, nel 1338 venne nominato vescovo di Trento. Da sottolineare, però, che lo stemma non venne comprato dal neoeletto principe vescovo tridentino bensì donato dal re di Boemia. A testimonianza di ciò esiste un documento ancora oggi conservato, nel quale è ufficializzato il passaggio. 

L'intitolazione a san Venceslao ricorda l'ultimo degli eredi Přemyslidi, oltre ad essere particolarmente funzionale ad un principato ecclesiastico. Anche Venceslao, il santo, era stato infatti re di Boemia, ma in un'altra epoca: morì nel 935, martirizzato dalle popolazioni pagane che aveva cercato di convertire al cristianesimo in una delle ultime terre in cui la fede cattolica non era ancora arrivata nell'alto medioevo. Dalla donazione passarono, tuttavia, alcuni anni fino all'adozione ufficiale quale stemma del Principato Vescovile di Trento: l'anno è il 1407, anno dell'insurrezione di Rodolfo Belenzani, nobile trentino a capo della rivolta che tentò di spodestare i principi vescovi, morto in battaglia nel 1409. Le milizie vescovili che sconfissero quelle di Belenzani portavano l'aquila di san Venceslao sulla punta delle aste da bandiera.

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