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Fusioni, domenica 22 maggio alle urne 33 comuni trentini: c'è anche il fronte del No

Domenica 22 maggio si vota per nuove fusioni in 33 comuni trentini, ma c'è anche il fronte del 'no' che accusa le istituzioni di dare poche informazioni, e tutte di parte

AGGIORNAMENTO: ECCO I RISULTATI, niente quorum a Cavalese, Tesero e Dro, clicca qui...

A due settimane di distanza dalle elezioni che hanno portato all'insediamento di 16 nuovi sindaci  nei comuni nati dalle fusioni dell'anno scorso si tornerà alle urne per nuovi referendum in 33 comuni trentini domenica 22 maggio.

I comuni interessati sono: Bresimo, Cis, Rumo e Livo, quest'ultimo sarà il capoluogo del nuovo comune di Maddalene, in caso di vittoria  dei sì; Cagnò, Cloz, Romallo e Revò, quest'ultimo capoluogo del nascituro comune di Novella; Caldes per la fusione con Croviana e Malè, così come, con referendum separato, Cavizzana e Terzolas per formare il  comune di Malè - Val di Sole; Carano, Varena e Daiano, con quest'ultimo capoluogo del nuovo comune di Ville di Fiemme; Fondo, capoluogo insieme ai comuni di Castelfondo, Malosco e Ruffrè-Mendola nel nuovo comune di Alta Val di Non; Zambana Nuova sarà invece il  capoluogo del nuovo comune di Terre d'Adige, formato dall'unificazione di Zambana e Nave San Rocco; Castello-Molina di Fiemme (già uniti) con Cavalese daranno vita al comune che si chiamerà semplicemente Cavallese-Castello-Molina di Fiemme, così come Dro e Drena, insieme nel futuro comune di Dro-Drena e Tesero e Panchià per il nuovo comune di Tesero-Panchià; due le fusioni per aggregazione: Faedo all'interno del comune di San Michele all'Adige e Sfruz all'interno del comune di Predaia, già nato in seguito alla fusione di più comuni. 

Il seggi saranno aperti domenica 22 maggio dalle 8.00 alle 21.00. Lo spoglio delle schede inizierà subito dopo la chiusura delle urne e non mancheremo di aggiornarvi con i dati in tempo reale.

Manca poco, ma non tutti, naturalmente, sono favorevoli ai progetti di fusione. Il consigliere dellla Civica Trentina Rodolfo Borga da tempo sostiene una posizione contraria al processo che sta sfoltendo i comuni trentini, per una ragione economica: le fusioni costeranno di più alle casse pubbliche rispetto al mantenimento dei comuni così come sono, o meglio dire com'erano. Sono una decina i sindaci che sostengono questa teoria, in prima fila il sindaco di Lona-Lases (tra l'altro due tra i primi communi ad unirsi  in tempi non sospetti) Marco Casagranda che lamenta anche una mancanza di informazione per le ragioni del no: "La netta prevalenza dell’informazione, specie di quella istituzionale, che dovrebbe mantenere invece un profilo d’imparzialità, a favore delle fusioni è del tutto evidente. Scelte di tale rilevanza non possono essere assunte senza che i cittadini, i soli titolati e decidere del destino delle loro Comunità, siano adeguatamente ed imparzialmente informati" si legge in una nota del primo cittadino cembrano.

Alla conferenza stampa che si è tenuta sabato pomeriggio a Trento erano presenti, schierati per il fronte del "no", gli amministratori di Cembra (comune che si è fuso l'anno scorso per una manciata di voti con Lisignago), Sfruz (che aveva declinato l'invito al primo referendum, salvo poi andare al voto in questa tornata referendaria), Samone (che ha detto di no alla fusione con Castel Ivano ed Ivano Fracena), Pieve Tesino (dove aveva vinto il no all'unione con Cinte e Castello), Mezzolombardo, ed infine quattro comuni interessati dal referendum  di domenica ovvero Croviana, Terzolas, Rumo e Faedo. 

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