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Fusioni, Rossi: "Un sistema più compatto per interagire con lo Stato"

"Un sistema unico che sia interlocutore con lo Stato all'interno del patto di garanzia" così il presidente della Provincia ha descritto la piccola "rivoluzione" geografica, ed amministrativa, in atto in Trentino. Nulla però è scontato, come dimostra quanto accadde un anno fa a Malosco o la situazione di Castelfondo alla vigilia delle elezioni

Fusioni tra comuni: non si tratta di scelte obbligate, bisogna tenere conto del contesto e delle aspettative dei cittadini. Così il presidente della Provincia Ugo Rossi si è rivolto agli amministratori locali che si sono riuniti ieri al Consorzio Comuni Trentini per discutere della questione. Sono 55 le richieste di fusione presentate alla Regione alla vigilia delle elezioni amministrative. In questi comuni il sindaco ed il consiglio comunale rimarranno in carica fino al referendum.

Occorre "puntare su una logica di sistema, un sistema territoriale unico che sia anche interlocutore con lo Stato nell'ambito del Patto di garanzia" ha detto il presidente. E' chiaro che un sistema compatto deve anche essere snello: meno enti, meno burocrazia. Gli attuali 208 comuni del Trentino potrebbero diventare 172 nel gennaio 2016, ma nulla è scontato, come ha dimostrato l'esito del referendum in Val di Non dove il paese più piccolo, Malosco, ha mandato a monte l'intero progetto.

Succede anche che comuni troppo piccoli finiscano col provocare il totale disinteresse dei cittadini all'amministrare la cosa pubblica: è il caso di Castelfondo dove, su 640 abitanti, nemmeno uno ha voluto candidarsi in consiglio comunale. L'attuale  sindaco, dopo aver guidato il paese per 10 anni, lascerà il posto ad un commissario. 

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