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Neve artificiale, torna la battaglia di Mountain Wilderness

Investimenti pubblici sempre più ingenti, e nuove richieste di bacino: la richiesta di neve artificiale sembra inesauribile, l'associazione ambientalista torna sulle barricate

“Al passo Feudo e Latemar si vuole imporre, su una storica morena d’alta quota, un bacino di oltre 130.000 metri cubi di invaso e un murazzo alto 18 metri. Poi ci sono il Sella e ancora le aree di Campiglio, Folgarida, Panarotta, carosello del Tonale con un bacino a Valbiolo di 120.000 metri cubi, fino alla conca del Grual". Torna, puntuale come l'apertura delle piste, la polemica sull'innevamento artificiale.

Le dichiarazioni riportate qui sopra sono di Luigi Casanova, esponente dell'associazionee Mountain Wilderness, che denuncia una situazione particolarmente paradossale proprio in Trentino: 1.536 ettari di superficie sciabile, di cui 1.279 innevati artificialmente. Chiaramente con lauti investimenti pubblici.

"In certe località – sostiene Casanova – si arriva alla farsa di trasferire anfibi in aree limitrofe, distruggendo un habitat già esistente. Altrove, come in Panarotta, si impone il bacino alla “Bassa” contro il parere dei sindaci, con il progetto raddoppiato. E ci si nasconde dietro la necessità di avere bacini di rifornimento di acqua in caso di incendi boschivi, quando invece a comandare è la neve artificiale".

Investimenti destinati a crescere visto che ogni anno si torna a parlare di nuovi bacini per l'innevamento artificiale, con i gestori degli impianti che lamentano l'insufficienza di quelli esistenti. Si è tornati a parlare di un nuovo bacino in Bondone, dove proprio oggi partirà la stagione sciistica sotto una debole ma molto ben accolta nevicata, ed a Pejo dove un nuovo progetto di bacino porterà la neve artificiale fino a 3000 metri

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