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Next Point: il nuovo disco tra sogni e incubi

Tra il 2008 e il 2009 sono saliti sul palco un centinaio di volte per poi dedicarsi, tra le altre cose, all'organizzazione del festival Sot Ala Zopa che ha portato in Primiero alcuni dei nomi più famosi della scena italiana. In due anni però hanno lavorato anche al nuovo disco, il primo in italiano, inseguendo il sogno dell'America tra illusioni e realtà

Dopo più di due anni di “silenzio” i trentini Next Point tornano sulla scena con un nuovo disco che sarà presentato allo Smart Lab di Rovereto mercoledì 16 aprile con tanto di Krampus. Di silenzio in questi due anni ce n'è stato a dire la verità ben poco: in primo luogo per loro, Guido, Carlo, Matteo e Andrea, che si sono dedicati anima e corpo al disco che si può considerare il primo lavoro qualitativamente maturo della band (il lavoro pre-produzione, registrazione in studio e mastering si sente al primo ascolto) ma soprattutto perché i quattro “points” in questi anni si sono dedicati, insieme a tanti altri volontari dell'Associazione Aguaz, a far ascoltare ai trentini la musica degli altri attraverso l’ormai storico festival Sot Ala Zopa che si svolge ogni settembre nella loro valle, il Primiero, e che ha ospitato alcuni tra i gruppi più famosi della scena alternativa italiana dai Marta sui Tubi al Teatro degli Orrori, dai Tre allegri Ragazzi Morti ai Mellow Mood.

Proprio il festival può essere considerato un paradigma del nuovo disco: entrare a contatto con band che girano l’Italia, restando fermi nel paese natio non è da tutti. Lo stesso titolo dell’album “America” è emblematico, come ci spiega Andrea, cantante e chitarrista del gruppo, per due anni alle prese con la composizione dei testi, per la prima volta interamente in italiano. Un compito tutt’altro che facile…

“Scrivere in italiano è stata un’esigenza spontanea, sentita da tutti, e questo disco è sicuramente un punto di svolta per noi. La padronanza del linguaggio è chiaramente migliore rispetto all’inglese ma allo stesso tempo pone dei problemi che in passato non avevo mai affrontato: trovare uno stile tuo richiede molto tempo e influisce anche sul modo di cantare. Sai che la gente farà più attenzione a quello che dici. Tutto è iniziato con “La morte del fabbro” un pezzo scritto insieme ad un nostro amico un po’ poeta, Simone Simoni, e credo anche sull’onda dei gruppi italiani del Sot Ala Zopa”

Da dove viene l’ispirazione per le canzoni?

“Anche se non è dichiarato c’è un filo che lega tutto: parte dal brano che dà il titolo all’album, "America", vista come il sogno, la speranza, la voglia di trovare un posto dove sentirsi realizzati. L’antitesi di questo concetto è il mostro in copertina, la crisi del nostro Paese, un’inquietudine strisciante da sconfiggere”

Nella canzone c’è qualche richiamo agli emigranti trentini di un tempo, ma c’è anche qualcosa di attuale? Andare all’estero è purtroppo una scelta quasi obbligata oggi per molti vostri coetanei…

“La canzone si conclude con la scelta di restare. Io stesso ho vissuto questa situazione e poi sono rimasto a Primiero, come tanti altri, cercando di fare qualcosa qui, per la propria terra. Il festival è un esempio ma ci sono tante cose da fare: il cemento sta invadendo il mondo, dobbiamo trovare delle soluzioni per poter conservare la nostra “America” nel futuro. Si parla di questo nel pezzo “Tra le nuvole di Bangkok” ed il messaggio è che dappertutto si può trovare un’America, un posto dove senti di poter fare qualcosa, dove sentirsi felici con le cose semplici come la “Matiz cabriolet” che è il titolo di un’altra canzone. Ci sono poi delle false “Americhe” fatte, un po’ proprio come gli USA, di apparenza e illusione, da replicare anche qui e in qualsiasi parte del mondo, di questo parlo nella canzone “Denti d’oro”

Apparire fa certamente parte anche della cultura rock. Come vi ponete al riguardo?

“La questione te la poni sempre: abbiamo fatto video, foto e quant’altro per la promozione del disco ma lo facciamo perché crediamo nel contenuto. Non abbiamo mai fatto qualcosa che non sentissimo come nostro e prima dell’interruzione di due anni abbiamo suonato in 140 concerti dal 2006, la maggior parte nel 2009. Abbiamo fatto “cassa comune” per l’album cercando di mettere la massima cura nel lavoro secondo le nostre possibilità, scartando anche alcuni pezzi se necessario, quindi il contrario del "vendere qualcosa a tuti i costi", facciamo le cose solo se ne siamo convinti”

C’è anche un livello onirico che pervade tutto l’album: l’America è un sogno ma di sogni ce ne sono molti…

“Sì, si vede anche nei disegni che Nicola De Giampietro ha realizzato per l’album, in cui compaiono strane visioni, per questo abbiamo pensato ai Krampus per il video, forse anche lo studio di registrazione in Primiero, vicino all’atelier di Simone Turra, scultore del legno, ha influito. Ci sono immagini e visioni un po' dappertutto e non tutte sono dei "bei sogni", ci sono ricordi dell'infanzia, atmosfere notturne, e c’è il brano “Mille nani” che parla del “nano” per eccellenza della storia italiana recente, se è un sogno è sicuramente un incubo: “Marinai che pregano mentre le navi affondano e i capitani in festa in mezzo alla tempesta brindano”.

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