Il Muro di Berlino in mostra
Sarà inaugurata sabato 22 febbraio a Trento alle Gallerie la mostra “Il muro infinito: Berlino 1989-2019”, curata dallo scrittore e insegnante Eraldo Affinati. Un racconto per immagini e parole realizzato in occasione del 30° anniversario della caduta del Muro di Berlino e nato dalla collaborazione fra il Comune di Pordenone, il CRAF-Centro di ricerca e archiviazione della fotografia di Spilimbergo e la Fondazione Museo storico del Trentino. L'inaugurazione delle 11.30 sarà preceduta, alle 10.30, da un incontro con lo stesso Affinati, aperto a tutta la cittadinanza ma rivolto in particolare agli studenti, incentrato sul tema degli «altri muri» che ancora oggi feriscono il mondo.
Dopo l'allestimento nella Biblioteca civica di Pordenone, la mostra “Il muro infinito: Berlino 1989-2019” approda ora a Trento negli spazi delle Gallerie.
Lo scrittore Eraldo Affinati, curatore di questo percorso di immagini e parole, ha scelto oltre 60 foto conservate nel Centro di ricerca e archiviazione della fotografia di Spilimbergo scattate prima, durante e dopo il crollo di quel muro che è diventato simbolo della fine un’epoca e di un sogno che rinasceva.
La Berlino degli anni Settanta e Ottanta, precedente al crollo del Muro, è ritratta negli scatti di Toni Nicolini, una fra le più prestigiose firme italiane del reportage sociale e del racconto per immagini.
Il Muro immediatamente dopo la caduta lo ritroviamo negli scatti “rubati”di Carlo Leidi, fotografo e scrittore esponente dei movimenti politici e culturali degli anni Sessanta e Settanta.
Le foto di Eugenio Novajra e Tommaso Bonaventura ci restituiscono invece le immagini della Berlino post Muro; Novajra ci mostra una realtà urbana europea fra le più mutevoli e dinamiche, mentre Bonaventura, attraverso una raffinata ricerca di colore e di stile, ci propone il racconto del celebre quartiere multietnico Kreuzberg.
La mostra comprende anche le immagini di un gruppo di studenti della Carl-Zeiss-Oberschule-Berlin e della loro insegnante, Marion Messina, scattate nei giorni successivi al 9 novembre 1989: un modo di restituire quel fascino del muro e, di conseguenza, quell'unanime partecipazione al momento della sua caduta.
È infine un video a raccontare, nell’ultima sezione della mostra, i muri che ancora dividono il mondo: dagli steccati di Ciudad Juàrez, in Messico, al confine blindato di Israele e Palestina, dalle recinzioni metalliche che corrono per centinaia di chilometri fra India e Bangladesh alle frontiere delle enclavi spagnole a Ceuta e Melilla.
L'inaugurazione di sabato 22 febbraio sarà preceduta, alle 10.30 da un dialogo con Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, fondatore assieme alla moglie Anna Luce Lenzi della scuola Penny Wirton di Roma per l'insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati. L'incontro, aperto a tutta la cittadinanza, è rivolto in particolare agli studenti. Si parlerà degli «altri muri» che ancora oggi feriscono il mondo. Secondo Affinati, infatti, è doveroso «informare in modo preciso sulle voragini storiche che abbiamo alle spalle e favorire gli incontri umani fra persone diverse. Solo così è possibile superare la paura dell’altro. I veri muri non sono soltanto quelli geografici, ma quelli interiori, più difficili da abbattere; non sono fatti di calcestruzzo e mattoni, ma si nascondono dietro ai pregiudizi, alla paura, all’ignoranza».