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Gogol Bordello a Trento: ecco com'è andata

Al nono album pubblicato e con un singolo lanciato da pochi giorni, i Gogol Bordello si sono confermati anche ieri a Trento maestri di uno stile in grado di ispirare musicisti a tutte le latitudini

Inizio scoppiettante per l'Owl Festival di Trento: la tre giorni di musica, creatività e cultura ha aperto i battenti ieri sera con l'atteso concerto dei Gogol Bordello, star internazionali del gipsy punk e finalmente sul palco del capoluogo trentino dopo l'annullamento per pioggia dell'esibizione prevista lo scorso anno.

L'edizione 2017 dell'Owl Festival al PalaTrento continua stasera con i colori dell'Holi on Tour e le note dei Pop X, per poi chiudere domenica con un'altra infornata di live. Ieri la serata è stata all'insegna della commistione tra generi, fra musica tradizionale, punk, hip hop, reggae, rock: dopo l'apertura dei trentini Humus e dei veronesi O'CiucciariellO, i Gogol Bordello hanno trascinato, fatto ballare e cantare il migliaio circa di spettatori giunti nel capoluogo.

Nessun segno di stanchezza, per la band e il carismatico leader Eugene Hutz, al terzo live in tre giorni dopo le esibizioni in Piemonte e a Pistoia Blues. Ma anzi il pieno di carica, sudore ed energia, che si sono trasmessi dalla band al pubblico fin dalle prime note, per poi esplodere all'accendersi di hit com "Wonder Lust King", "Not a Crime", "Start Wearing Purple". 

Al nono album pubblicato e con un singolo lanciato da pochi giorni, i Gogol Bordello si sono confermati anche ieri maestri di uno stile in grado di ispirare musicisti a tutte le latitudini e creare un rapporto con il pubblico istintivo e basato sul linguaggio comune  dell'emozione e del ritmo. Statunitensi  all'anagrafe, rappresentano di fatto un melting-pot di stili e tendenze che prende le mosse dalla musica tradizionale ucraina, terra di origine del leader e di molti componenti, mescolatasi nel corso degli anni e dei chilometri con punk, hip hop, reggae e suggestioni musicali, verbali e di stile praticamente illimitate. 

Un lungo viaggio musicale, iniziato nei primi anni '90 con esibizioni alle feste per i matrimoni di immigrati dall'Est Europa a New York e arrivato al successo planetario negli anni 2000, che non accenna a fermarsi, come dicono a modo loro: "dal giorno in cui abbiamo imparato / che un uomo non si può considerare cresciuto / se non è andarto oltre le colline / se non ha attraversato i sette mari / sì, almeno sette mari!".

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