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In trentino durante la Prima Guerra Mondiale oltre 1 milione di soldati #tbf16

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

La guerra verticale di Diego Leoni è un'opera nata nel 1985, all'interno di un convegno internazionale dal titolo "Esperienza, memoria e immagine". Per la prima volta storici che si occupavano del primo conflitto mondiale si erano confrontati.

"La città di legno", pubblicata nel 1981, storia dei profughi trentini di Camillo Zadra rompeva un lungo silenzio sull'argomento. E "La città di legno" secondo Leoni è un po' la "madre" di "Guerra verticale". Un percorso lungo che ha ricomposto una frattura tra generazioni.

Leoni descrive la sua ricerca dicendo che «si sente prigioniero della guerra». Libro che ha già venduto 5mila copie, frutto di un lavoro collettivo sul fronte di montagna fra Regno d'Italia ed Impero austro-ungarico. Una guerra non così come tradizionalmente si è trasmessa nella comunicazione, prendendo in considerazione soldati, prigionieri, animali, piante.

Una montagna che venne rapidamente e violentemente artificializzata ed antropizzata. La guerra ha fatto i conti subito con l'elemento naturale, con l'ambiente alpino.

Nel libro c'è la volontà di mettere in campo tutti i saperi utilizzati per venire a capo di un conflitto anomalo, che fin da subito si è rivelato inaspettato ed imprevisto. Ad aprile 1915 uno degli ufficiali italiani più autorevoli (Cantore) disse che non era possibile una guerra fra i 1500 ed i 2mila metri. Anche in diari di altri ufficiali c'era la certezza che la guerra sarebbe stata una "volata". Non sarà invece così, la guerra si trasformerà in guerra di massa, di posizione. La profezia di Cantore inchioderà centinaia di migliaia di uomini sulle montagne.

In concomitanza con la Strafexpedition sul settore fra lo Stelvio e la Valsugana c'erano 680mila uomini italiani, più altri 450mila di parte austroungarica. Allora 680mila uomini erano gli abitanti della città di Milano. La pianura, l'industria si riversano su un territorio che fino ad allora era vuoto.

La guerra procede per opposizioni, così come viene espresso da chi ha combattuto il conflitto. Una produzione straordinaria di testimonianze, diari, memorie. Si mette in campo tutta la modernità tecnologica, in senso scientifico. Per esempio c'è il diario di una giovane contadina di Nomesino, Valle di Gresta, che prima di diventare profuga registra ciò che vede fra il 1914 ed il 1915. Gli austroungarici stavano predisponendo la linea difensiva dietro alla quale si porranno dopo il 24 maggio 1915. Descrive l'arrivo di migliaia di prigionieri, macchine, di pezzi di artiglieria, dello scavo del terreno, del taglio delle piante, della costruzione di muri ed elementi di fortificazione in cemento armato. Attraverso la scrittura si testimonia della scomparsa del vecchio mondo.

Gli eserciti da gruppi di combattenti si trasformano in gruppi di operai. All'esperienza del combattimento si affianca e si sovrappone l'esperienza della fatica, del freddo. La guerra di montagna assume un'altra dimensione, come scritto da George Wells. Si muore perché arriva il freddo. Su 180mila morti sul fronte di montagna un terzo si stima possa essere morto per cause naturali.

Una guerra come struttura dissipativa che aumenta di complessità date le tensioni esterne. A differenza della seconda guerra mondiale, che è stata solo di distruzione, il primo conflitto distrugge ma anche costruisce. Si pensino alle strade ed ai forti. C'è chi ha potuto vivere anche della guerra dopo il termine dell'ostilità, come i "recuperanti". Le teleferiche prefigurarono un diverso accesso alla montagna, in termini di numeri e anche di qualità e modalità di andarci.

La guerra inquinò ambienti di montagna, fece arrivare nuove malattie prima sconosciute. Vennero ad esempio avvelenate, non intenzionalmente, delle falde acquifere. Era difficile il trasporto dei feriti. Si parla per la prima volta di elicotteri, di droni, di aviotrasporto.

Leoni infine promette che a breve si dedicherà ad un'altra impresa editoriale, descrivendo dettagliatamente la battaglia dell'Ortigara.

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