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Cultura Oltrefersina / Via al Desert

Migranti nella "Fortezza Europa": Stregoni diventerà un documentario

Il musicista trentino Johnny Mox parla del tour appena concluso tra i luoghi simbolo dell'immigrazione in Europa: "La musica è il collante, ma serve una chance per tutti"

Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo, Copenaghen, Malmö ed ora, a breve, anche un viaggio a ritroso sulle rotte dei  migranti, fino a Lampedusa. Il punto di partenza di ogni viaggio nella "fortezza" europea. Ovunque ci sono storie da ascoltare, e da raccontare, emozioni forti, che solo la musica può portare in superficie. Johnny Mox, musicista trentino, una delle due anime del progetto "Stregoni" insieme ad Above the Tree, parla del tour che si è appena concluso e che li ha portati, insieme al regista Joe Barba, anche lui trentino, nei luoghi più "caldi" di quella che sarà ricordata come la "questione migratoria". 

Il loro lasciapassare è la musica: quando arrivano in un posto, che sia un centro di accoglienza gestito dall'ente pubblico o una tendopoli (come quella della zona della Metro Stalingrad a Parigi, quotidianamente sgomberata dalla polizia) la musica è il punto di partenza, il "luogo" in cui conoscere le persone. Sono circa 800 i migranti coinvolti nel progetto finora, durante i sei mesi di attività in Italia, da Trento a Roma, da Torino a Pescara, e le due settimane di tour europeo: "ci è capitato di suonare con musicisti classici, con un suonatore di kora, uno strumento tradizionale africano, o con Zaid, un ragazzo che, prima di scappare dall'Iraq in seguito all'avanzata dell'Isis, ha fondato quella che molto probabilmente può essere considerata la prima, e forse l'unica, band metal del suo Paese". 

Migranti ma non solo, c'è anche chi, nato e cresciuto nel Vecchio Continente, non chiude gli occhi davanti al "nuovo" che sta arrivando, che è già qui: come Hagar, l'allenatrice del F.C. Lampedusa, che in tre anni ha allenato più di 150 ragazzi, tra quelli che nel 2013 arrivarono ad Amburgo "spediti", chissà come, dall'isola del Canale di Sicilia direttamente sulle coste del Mare del Nord. Oppure come l'anonimo benefattore che alla fermata di Stalingrad, a Parigi, cucina quello che può, per poi portarlo agli abitanti della tendopoli, ogni giorno. 

"Abbiamo suonato davanti al Parlamento Europeo, un luogo simbolico, dove si dovrebbe decidere il futuro di queste persone ma non si decide niente - spiega Johnny - e poi ancora nei canali di Amsterdam su una scialuppa a bordo della quale 80 persone arrivarono sulle coste italiane dalla Tunisia. E' stato incredibile: quando ci trovavamo a transitare sotto ad un ponte il volume cresceva ed il suono diventava magico". Una vera "stregoneria": i brani custoditi nella memoria di cellulari che hanno attraversato il deserto ed il mare vengono campionati e trovano una nuova vita, diventano linee guida, ipnotiche e distorte, per la batteria, la chitarra, e le voci di chi da tempo cercava un microfono per farsi sentire.

Per avere un'idea di ciò che succede quando salgono sul palco potete guardare qualche performance immortalata su youtube, oppure andare questa sera a Rovereto, a Casa Depero, per la prima esibizione in Trentino dopo il viaggio europeo. "Quello che succede sul palco è indescrivibile: non è immediato, è fatioso, ma tutte le volte scatta qualcosa e la musica arriva a travolgere tutto. Questa difficoltà, volutamente ricercata e rappresentata sul palco assume un valore importantissimo, è l'esatta metafora di quello che accade nella vita vera". Nella vita vera non a tutti è però concessa la possibilità, per restare nella metafora, di salire sul palco. E' questo il punto centrale della faccenda: "Questi posti in cui sono concentrati centinaia di ragazzi che non possono fare nulla se non aspettare sono delle vere e proprie bombe ad orologeria, quando sono mesi che non fai nulla, non conosci la lingua, non sai niente del tuo futuro, è ovvio che arriverà qualcuno a proporti di spacciare, di lavorare in nero per pochi soldi o altro". 

Passata la festa le domande rimangono, ma la consolazione della musica ed i legami nati sul palco aiutano ad affrontare la questione da un altro punto di vista. Non ci si può più voltare dall'altra parte. "Naturalmente non è semplice - dice Johnny - ma ad ognuna di queste persone va data una possibilità, un punto dal quale ripartire, una sorta di "New Deal" europeo. Mi sono reso conto che la chiave di tutto sta nel mettere in contatto queste persone con la nuova generazione europea, da una parte un potenziale umano incredibile, dall'altra idee e progetti che faticano a trovare le risorse per realizzarsi. Un esempio? mettere un insegnante precario italiano ogni dieci migranti. Da una parte c'è un posto di lavoro per chi da anni fatica ad inserirsi nel mercato, dall'altra una necessaria base di partenza,  la conoscenza della lingua italiana, per chi ha assoluto bisogno di integrarsi, di ripartire, di giocarsela".

Di sicuro lungo il viaggio gli stregoni hanno trovato più di quanto immaginassero; ora tutto questo diventerà un documentario, questa è l'unica cosa sicura. "Sarà quasi sicuramente in inglese, abbiamo ore e ore di interviste, oltre che di musica, affidate alle mani sapienti di Joe Barba". Insomma il viaggio sembra non finire, ma il tour europeo porterà frutto anche "in patria": "sto pensando di formare una band fissa, alla residenza Fersina di Trento, dove abbiamo trovato alcuni musicisti veramente bravi, e poi speriamo che anche nei posti dove siamo stati possano nascere altre band di stregoni". 

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