The Blues Against Youth: one man band al Paganini e Ai Conti
The Blues Against Youth torna in Trentino, più precisamente mercoledì 14 giugno al bar Paganini di Rovereto, alle ore 19 e giovedì 15 ai Conti di Arco, alle 21.
E' sicuramente riduttivo definire The Blues Against Youth una "one man band". Di certo Gianni fa tutto da solo, ma in un momento in cui si può notare una certa standardizzazione di questo tipo di proposte, emerge solo chi ha veramente valore. TBAY ce lo dimostra di album in album e la sua discografia la conosciamo bene. L'occasione per il suo ritorno in terre trentine è quella dell'uscita di "Apprentice", terzo lp stampato dall'etichetta francese Beast Records. Nonostante innumerevoli tour europei, uno split con the Cyborgs e recensioni sulle principali testate nazionali, Gianni non smette di macinare chilometri per diffondere il suo folk blues carico di cinismo, sarcasmo e un pizzico di malinconia.
Tra le influenze principali: David Allan Coe The Mysterious Rinhestone Cowboy, Led Zeppelin, GrandFunk Railroad, Lynryd Skynyrd, Dexter Romweber, Country Teasers, e assolutamente Hank Williams Sr.
Dicono di lui:
“La sua è la classica formula della one man band: chitarra, voce, cassa e charleston. Il che vuol dire totale libertà, ma anche qualche naturale limite. TBAY questi limiti li supera anche per merito di una sezione ritmica molto ben suonata e di un approccio al blues, garagioso e country’n’roll, divertito oltre che divertente, come ascoltare gli Oblivians e Jon Spencer che rifanno Robert Johnson al matrimonio di un caro amico. ” Rumore
"...Quando sale sul palco The Blues Against Youth, l'impressione è quella di avere attraversato un varco spazio/temporale: voce, chitarra, cassa e charleston per un set venato di blues, sporcato di country e impregnato dei sapori del sud, brani lascivi e mood da "musica del diavolo" segnano uno show che calamita l'attenzione e fa muovere il corpo a tempo..." Audiodrome.it
"Dietro le spalle storie raccontate da HankWilliams e Richard Johnston, ascoltate dentro qualche scantinato dove punk e hardcore la facevano da padrone. Un disco sporco e slabbrato." Il Manifesto, recensione di "Pure At Heart Blues"