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Economia

Il peso del covid sul lavoro nero: in Trentino quasi 27mila irregolari

Colpa (anche) della pandemia. Un "settore" che nella provincia vale il 10% del totale

Tra le conseguenze della pandemia c'è anche quella di aver fatto aumentare, in Trentino come in tutta Italia, il ricorso al lavoro nero, che spesso diventa anche sfruttamento e caporalato, soprattutto nell'agricoltura. Una piaga sociale presente non solo nel Mezzogiorno, anche se questa ripartizione geografica presenta livelli di diffusione maggiori che nel resto del Paese.

Secondo l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che si basa sui dati dell'Istat, sono oltre 3,2 milioni i lavoratori irregolari presenti in Italia. Una cifra "quasi certamente sottodimensionata" dice l'ente. Oltre al dramma del caporalato, la Cgia ricorda che la maggioranza di chi lavora irregolarmente è costituita, in particolar modo, da persone che ogni giorno si recano nelle abitazioni degli italiani a fare piccoli lavori di riparazione, di manutenzione (verde, elettrica, idraulica, fabbrile, edile, etc.) o nel prestare servizi alla persona (autisti, badanti, acconciatori, estetiste, massaggiatori, etc.).

"Un esercito di invisibili che, ovviamente, non sono alle dipendenze" né di caporali né di imprenditori aguzzini ma, attrezzati di tutto punto, si spostano in maniera del tutto autonoma e indipendente, provocando danni economici spaventosi. Questi lavoratori irregolari sono in gran parte costituiti da pensionati, dopo-lavoristi, inattivi, disoccupati o persone in Cig che arrotondano le magre entrate con i proventi recuperati da queste attività illegali" scrive la Cgia.

Un fenomeno che colpisce da una parte le casse dell'erario e dell'Inps, e dall'altra le attività produttive, le imprese artigianali e commerciali regolari. Secondo i dati della Cgia, in Trentino i lavoratori in nero sono circa il 10% del totale, per una stima che sfiora le 27mila unità. Una sorta di "impresa parallela" che genera 761 milioni di valore aggiunto. Un dato in linea con quello del Nord Est, dove la media di irregolari si assesta sul 9,4%. In Italia, la percentuale stimata di lavoratori in nero è del 12,8%, vale a dire quasi 3 milioni e 250mila persone. 

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