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La barriera del Brennero non piace agli industriali: "Dobbiamo aprirci ai nuovi cittadini"

I presidenti delle unioni di categoria trentine, altoatesine e tirolesi firmano un documento comune per scongiurare un ritorno alla frontiera pre-Schengen

Barriere al Brennero: c'è chi protesta non solo in favore della libertà di circolazione dei migranti all'interno dell'Unione Europea, ma anche delle merci. Del resto sono questi i due pilastri che reggono il trattato di Schengen, e se crolla uno crolla anche l'alltro. Più controlli al Brennero di significa ritardi nelle  spedizioni. Lo sanno bene gli industriali di Trentino, Alto Adige e Tirolo che, al pari dei governatori dei tre territori, fanno fronte comune per cercare una mediazione sull'ormai incontrovertibile decisione austriaca. Nei giorni scorsi il presidente della Confindustria trentina Giulio Bonazzi, il collega altoatesino Stefan Pan di Assoimprenditori Alto Adige ed al tirolese Reinhard Schretter di IV-Tirol hanno firmato un documento congiunto di protesta contro il ripristino della frontiera.

“L’Europa rappresenta pace e benessere – scrivono i tre presidenti -. In questo contesto l’Euregio è un modello virtuoso e la collaborazione transfrontaliera un esempio da esportare. Nell’Euroregione Trentino-Alto Adige-Tirolo vivono 1,8 milioni di persone. Il Pil pro capite raggiunge un livello di eccellenza pari a oltre 38mila euro ed è di gran lunga superiore alla media europea. Anche il tasso di occupazione è tra i più alti d’Europa. Esportazioni per circa 18 miliardi di euro e 18 milioni di arrivi turistici all’anno sottolineano la centralità dell’internazionalizzazione. Non possiamo rinunciare a quanto ottenuto per via di interessi individuali di singoli Stati. L’Unione Europea ha contribuito a rafforzare gli scambi commerciali tra i nostri Paesi, a farci diventare una società più aperta, a sostenere lo sviluppo scientifico e tecnologico che migliora in maniera determinante la nostra qualità della vita". 

E per quanto riguarda la questione migratoria aggiungono: "E’ necessario creare condizioni di vita dignitose, promuovere la formazione e l’apprendimento linguistico dei migranti, aprirci al potenziale dei nuovi cittadini attraverso una valutazione puntuale e un rafforzamento delle loro competenze. Queste soluzioni richiedono impegno sociale e investimenti pubblici. L’individuazione di nuove risorse da investire passa inevitabilmente attraverso la ricerca di una maggiore efficienza a tutti i livelli e di un rafforzamento della competitività del nostro territorio".

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