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Arcese, i Cobas: "Cassa integrazione non è soluzione"

Il quadro tracciato da Antonio Mura, portavoce dei Cobas, è a tinte fosche: Arcese è passata da 1351 lavoratori a 1109 e che quindi il ricorso alla cassa integrazione non è servito a frenare la perdita di posti di lavoro

Alle 12 e 30 il Consiglio provinciale è stato sospeso per un incontro tra i consiglieri e i rappresentanti dei Cobas. Tema, la situazione all'Arcese, dei 240 lavoratori (190 autisti, 10 meccanici, 50 impiegati) per i quali, con l'accordo del 15 marzo tra azienda - Cgil, Cisl e Uil, è scattata la cassa integrazione straordinaria di un anno.

Il quadro tracciato da Antonio Mura, portavoce dei Cobas, è a tinte fosche. Il sindacalista ha affermato che l'Arcese è passata da 1351 lavoratori a 1109 e che quindi il ricorso alla cassa integrazione (nel 2009 furono 250 i cassaintegrati Arcese) non è servito a frenare la perdita di posti di lavoro. Di fronte al presidente del Consiglio, Bruno Dorigatti (con il quale i Cobas si sono incontrati a fine febbraio), all'assessore all'industria Alessandro Olivi e ai consiglieri, Mura ha affermato che l'azienda sta delocalizzando l'attività e ha assunto camionisti slovacchi e rumeni a paghe di gran lunga inferiori a quelle italiane. Ha fatto appello al Consiglio perché venga avviata un'indagine per conoscere le condizioni di lavoro e il livello di rispetto dei diritti dei lavoratori nelle aziende di autotrasporto.
 
Mura ha poi ricordato che, a fronte del ricorso alla cassa integrazione e ad una calo di occupati, la Provincia, attraverso Trentino Sviluppo ha concesso alla società un lease back di 18 milioni e mezzo di euro. Aiuti pubblici e cassa integrazione ha affermato Giovanni La Spada, sempre dei Cobas, nonostante che il fatturato del Gruppo di Arco sia cresciuto del 10% nell'ultimo anno. 
 
Olivi ha replicato affermando che l'accordo del 15 marzo che ha aperto la strada della cassa integrazione, a fronte di un'ipotesi di 250 licenziamenti, è un risultato positivo pur non nascondendo la gravità della crisi del settore. "Il 27% delle aziende di autotrasporto - ha affermato l'assessore - sono sparite negli ultimi tre anni. Ma l'Arcese è un Gruppo che si sta muovendo in altri settori del mercato dai servizi alla logistica all'intermodalità". Alessandro Olivi ha anche difeso l'operazione di lease - back che, secondo lui, ha permesso alla società di rimanere in Trentino e ha vincolato la famiglia alla proprietà dell'azienda. L'assessore ha anche ricordato che gli obblighi occupazionali previsti nel contratto (almeno 700 addetti) sono ancora rispettati e che l'Arcese ha sempre pagato con regolarità le rate del lease - back. 
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