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Cronaca San Giuseppe / Via dei Muredei

L'ufficio vertenze della Cgil recupera 2,6 milioni di euro

Le pratiche avviate sono state 1.154. Il 21,4% riguarda il recupero di retribuzione, il 17,8% i contratti a termine e il 6,4% i licenziamenti. Il settore con più vertenze è quello dell'edilizia, seguito dal commercio

Nel 2011 l'ufficio vertenze della Cgil ha recuperato 2,6 milioni di euro dei lavoratori. Le pratiche avviate sono state più di 3 al giorno per un totale 1.154. Il 21,4% riguarda il recupero di retribuzione, il 17,8% i contratti a termine e il 6,4% i licenziamenti. Nello 0,8% dei casi c'entra il tanto discusso articolo 18. Il settore con più vertenze è quello dell'edilizia, seguito da commercio, turismo e metalmeccanico. 

La crescita del recupero crediti testimonia la crescente difficoltà delle imprese, causa il riacutizzarsi della crisi economica, a pagare regolarmente i propri dipendenti o a rispettare gli impegni verso di loro nel momento del fallimento. I 2,6 milioni recuperati nel 2011 rappresentano un dato record rispetto agli ultimi dieci anni durante i quali complessivamente l'Uvl è riuscito a restituire ai lavoratori ben 15,6 milioni di euro. 
 
Cresce anche anche il numero delle pratiche aperte: nel corso del 2011 sono state ben 1.154, il 12,6% in più del 2010 quando furono 1.008, con un boom di quelle passate agli avvocati convenzionati per l'avvio di una causa vera e propria. Ma quest'anno a pesare particolarmente sulle vertenze del braccio legale della Cgil del Trentino, sono state 165 le impugnazioni di contratti a termine nel comparto della scuola. Si tratta di una vicenda che vede coinvolte le sigle sindacali su tutto il territorio nazionale ed è legata, tra l'altro, al fatto che agli insegnati precari in graduatoria non viene riconosciuta l'anzianità di servizio. 
 
In generale, lo scorso hanno le aziende coinvolte sono state 615. I contratti collettivi di lavoro cui hanno fatto riferimento le singole vertenze sono stati in tutto 66. L'attività di recupero crediti pesa per il 36,3% delle pratiche avviate nel 2011, seguono le violazioni contrattuali con il 33,3% e le procedure concorsuali con il 21,3%. Più in specifico il 21,4% delle vertenze ha riguardato la richiesta di corresponsione alle aziende di mensilità non percepite dal lavoratore o di differenze retributive, mentre nel 17,8% dei casi si è trattato di un'impugnazione di contratti a termine (in questo caso a farla da padrone sono le vertenze degli insegnanti precari). L'11,8% ha riguardato procedure di fallimento e il 7,9% un concordato preventivo. 74 - pari al 6,4% delle pratiche - sono state le impugnazioni di licenziamento. Solo in 9 casi – lo 0,8% - potrebbe c'entrare l'articolo 18, a testimonianza che la norma dello Statuto dei lavoratori - oggi troppo spesso e ingiustificatamente sul banco degli imputati - ha un effetto dissuasivo nei confronti delle imprese. E' più alto il numero di cause per lavoro nero e regolarizzazione contributiva: nel 2011 sono state in tutto 18. 
 
Nel 2011 le pratiche aperte hanno riguardato maggiormente i lavoratori maschi (59%), gli italiani rispetto agli stranieri (70,5% contro 29,5%) e, per quanto riguarda le coorti anagrafiche, il personale con un'età variabile tra i 31 e 40 anni (37%). Per quanto riguarda i settori coinvolti, espunte le vertenze riguardanti gli insegnanti precari, a registrare contenziosi più elevati nel 2011 sono stati l'edilizia (23,3% delle pratiche aperte), il turismo (14,6%), il commercio (12,5%) e il metalmeccanico (11,8%).
 
Per quanto riguarda le pratiche chiuse – in totale 725 nel corso del 2011 - nel 29,5% dei casi si è trattato di una conciliazione, nel 17,5% dei casi è intervenuto un fallimento e per l'11% si è risolto il tutto con una consulenza. Nel 23,7% dei casi però il lavoratore ha deciso di abbandonare la vertenza. 
Infine va segnalato il crollo delle commissioni di conciliazione convocate presso il servizio lavoro della Provincia che sono passate dalle 373 del 2010 alle 6 del 2011. Il crollo è dovuto all'entrata in vigore del collegato lavoro che ha eliminato in tutta Italia l'obbligatorietà del tentativo di conciliazione presso il servizio lavoro. Nella nostra provincia, fino al 2010, le commissioni di conciliazione si chiudeva con un esito positivo, ossia con un accordo, in percentuale non certo esigua e variabile tra il 15 e il 20%. 
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