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Il caso

Incidente aereo, una strage con 228 morti: nessuno è colpevole

Sgomento per la decisione del tribunale francese sulla tragedia dell’Airbus 447 in cui morirono tre trentini

Era il 1° giugno del 2009: l’Airbus 447 dell’AirFrance si era alzato in volo da Rio de Janeiro, con destinazione Parigi. Un volo impegnativo, il passaggio da un continente all’altro e l’attraversamento dell’oceano Atlantico; ma un volo che, per certi colossi del cielo, è la consuetudine. Quindi, nessuno si poteva aspettare che qualcosa sarebbe andato storto. Invece, la vicenda prese una piega inaspettata: l'aereo terminò il suo volo nel bel mezzo dell’oceano.

Una tragedia: morirono 228 persone. Tra questi anche il direttore dell’Associazione Trentini nel Mondo Rino Zandonai, il consigliere provinciale Giovanni Battista Lenzi e il sindaco di Canal San Bovo Luigi Zortea. Erano di ritorno da una visita alla comunità trentina in Brasile con l’associazione che oggi ha sede in via Malfatti; un momento di grande emozione nel segno delle radici trentine (in Sudamerica ci sono importantissime comunità di emigrati dal nostro territorio, ndr), che si concluse con una strage.

Si era aperto quindi il processo che vedeva imputati la compagnia costruttrice (Airbus) e la compagnia francese AirFrance, accusati di omicidio colposo. Accusa caduta nel nulla, in quanto la procura transalpina ha chiesto l’assoluzione ritenendo che la loro eventuale colpevolezza fosse impossibile da dimostrare. Chi è, quindi, responsabile della morte di 228 persone? Se lo sono chiesti i famigliari delle vittime, che hanno accolto con sgomento e stupore la decisione. “Ci aspettavamo un giudizio imparziale, non è stato così” il commento di Danièle Lamy, rappresentante dei famigliari.

Secondo la ricostruzione effettuata grazie all’analisi della scatola nera, l’aereo si era avvicinato all’equatore quando entrò in contatto con una forte tempesta, i cui cristalli di ghiaccio causarono un guasto tecnico ai sensori di velocità che, congelandosi, smisero di fornire informazioni ai piloti e disattivarono il pilota automatico. Poi, tre minuti di volo a picco prima dell’impatto letale con le acque dell’Atlantico.

Amaro il commento della moglie di Giovanni Battista Lenzi, Maria: “Non ci aspettavamo nulla di diverso”. Parole che, riferite al contesto, pesano come macigni. Sul tema è intervenuto anche il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle Alex Marini, che ha detto: “Per quanto mi riguarda ritengo l’esito del processo insoddisfacente. Da un lato faccio fatica a comprendere come si possa riconoscere che un incidente mortale è stato causato da un’avaria di parti meccaniche delle quali erano noti i difetti e che ciononostante non sono state sostituite. Mi sembra, purtroppo, che in Francia la ragion di Stato tenda a prevalere sulla ricerca della verità. Dall’altro sono e resto sconcertato per la totale assenza delle istituzioni italiane nel processo. Né il Governo né tantomeno le Province autonome di Trento e Bolzano hanno ritenuto di far sentire la loro voce nel dibattimento, accompagnando e sostenendo i familiari delle vittime. Si tratta di una scelta inqualificabile, che dimostra una volta di più la scarsissima attitudine a difendere i propri cittadini da parte di chi guida le nostre istituzioni”.

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