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Sardagna: riapre la discarica contaminata? Il consiglio comunale deciderà senza i dati

Nella discarica, già oggetto di un'inchiesta e poi "condonata" nel 2011, potrebbero arrivare altri 500mila metri cubi di inerti. Secondo la Provincia ciò limiterebbe il pericolo di frane

Il consiglio comunale di Trento sarà chiamato a decidere sull'ipotesi di riapertura della discarica ex Italcementi di Sardagna come deposito di inerti. Un progetto che ha suscitato non poche perplessità, anzitutto tra gli abitanti ed in secondo luogo tra le fila di due partiti politicamente distanti come Progetto Trentino e L'Altra Trento a Sinistra. Un'ipotesi che riporta in vita fantasmi del passato legati all'inchiesta sullo smaltimento illecito di rifiuti, tutt'altro che inerti, nello stesso sito.

La discarica venne posta sotto sequestro nel 2009, poi dissequestrata nel 2011 nonostante l'accertamento della  resenza  di materiali inquinanti stoccati nel periodo precedente al 2006. La vicenda si concluse  con una "sanatoria nascosta", come la definì l'avvocato Mario Giuliano, legale del comitato dei citadini nel processo all'acciaieria di Borgo: il Comune autorizzò la permanenza dei rifiuti contaminati in assenza di ripristino. Ora la stessa azienda dovrebbe gestire lo stoccaggio di materiale inerte (e questa volta si spera lo sia davvero) senza che nulla si sia fatto per rimuovere il materiale contaminato oggetto dell'inchiesta.

La procedura con la quale il Comune sarà chiamato a decidere su un progetto evidentemente provinciale è tutt'altro che chiara: è la consigliera Antonia Romano a sottolineare come il consiglio dovrà decidere senza avere a disposizione i dati delle valutazioni ambientali. La riapertura della discarica è motivata, da parte della Provincia, con la necessità di riempire l'ex cava per arginare fenomeni franosi che si sono registrati negli ultimi anni.

Sempre secondo quanto riporta la consigliera Romano la Provincia ritiene che nel sito possano ancora essere depositati 500.000 metri cubi di inerti a cui aggiungere 174.000 metri  cubi di altromateriale (terra e massi) per la copertura finale. A livello provinciale sulla vicenda  ha tentato di fare chiarezza il consigliere di Progetto Trentino Marino Simoni con un'interrogazione del 21 giugno scaduta il 23 luglio senza risposta. 

Sulla vicenda vigila naturalmente il Comitato Sadagna, attivo dai tempi del sequestro, che ha assistito ai rilievi effettuati dal Servizio Geologico della Provincia a fine luglio e che sarà presente al sopralluogo che sarà effettuato prossimamente con rappresentanti del Commune e consiglieri. 

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