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Cronaca

Condotta antisindacale alle Officine Brennero, ordinanza del giudice

Officine Brennero S.p.A., società del gruppo Fiat Industrial, ha attuato una condotta antisindacale per non aver riconosciuto la nomina del rappresentante sindacale aziendale della Fiom Cgil del Trentino

Officine Brennero S.p.A., società del gruppo Fiat Industrial, ha attuato una condotta antisindacale per non aver riconosciuto la nomina del rappresentante sindacale aziendale della Fiom Cgil del Trentino. Lo ha stabilito il giudice del lavoro del tribunale di Trento, Giorgio Flaim, che, con un'ordinanza del 27 luglio scorso, ha intimato alla società di Spini di Gardolo di riconoscere la nomina del rsa in rappresentanza dei lavoratori iscritti al sindacato delle tute blu della Cgil. 

"Questa sentenza – commenta la segreteria della Fiom del Trentino – rappresenta un ulteriore successo per il nostro sindacato nella battaglia per ripristinare, dentro le aziende del gruppo Fiat, diritti fondamentali in materia di democrazia sindacale, calpestata dall'amministratore delegato Marchionne secondo il quale il fatto di non aver condiviso e firmato il nuovo contratto di gruppo escluderebbe la Fiom e i suoi iscritti dal diritto di nominare dei delegati sindacali in azienda". 
 
Il ricorso della Fiom del Trentino contro Officine Brennero si inserisce infatti nella più vasta vertenza promossa a livello nazionale dalle tute blu Cgil contro la multinazionale italiana dell'automotive. Dopo l'entrata in vigore del nuovo contratto collettivo specifico, applicato dal 1 gennaio 2012 a tutti i dipendenti del gruppo Fiat, l'azienda aveva deciso di non riconoscere i rappresentanti della Fiom in quanto il sindacato di Maurizio Landini aveva deciso di non sottoscrivere il contratto. Per Fiat, infatti, l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori impone alle imprese di concedere le agibilità sindacali ai soli rappresentanti nominati da organizzazioni firmatarie dei contratti collettivi di lavoro applicati in azienda.
 
Ma l'ordinanza del giudice Flaim, sulla scia di analoghe sentenze di altri tribunali in Italia, stabilisce che il senso della previsione dell'articolo 19 va inteso come corrispondente allo strumento di misurazione della forza di un sindacato e quindi della sua rappresentatività. In pratica, il giudice riconosce la “debolezza” dell'utilizzo di un criterio esclusivo e letterale – quello dell'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori – che, nel sancire la capacità del sindacato di rappresentare i lavoratori, escluderebbe di fatto dalla rappresentanza la Fiom, il sindacato maggioritario nelle aziende del gruppo Fiat, come ammette la società stessa. 
 
Nell'ordinanza, si ricorda che il tribunale di Modena, nel giugno di quest'anno, ha sollevato una questione di costituzionalità dell'articolo 19 nella parte in cui la sottoscrizione del contratto di lavoro si presta a diventare l'unico criterio per la nomina di rappresentanti sindacali, a prescindere dalla misurazione dell'effettiva rappresentatività del sindacato stesso. Sulla complessa vicenda della rappresentanza della Fiom in Fiat, il braccio di ferro tra il sindacato di Landini e l'azienda di Marchionne sarà quindi risolto definitivamente solo dalla pronuncia della Corte costituzionale. 
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