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Cronaca Centro storico / Piazza Santa Maria Maggiore

Portèla: il comitato chiede il coprifuoco per tre bar e l'esercito

Una lettera indirizzata al sindaco lamenta il degrado generale del quartiere invocando la presenza di militari e accusando anche i locali, citati uno per uno, ma i gestori dell'Accademia lanciano una contro-petizione spiegando le misure di prevenzione messe in campo e invitano i residenti ad aprire il dialogo

Una lettera fatta circolare tra i residenti e gli esercenti della zona tra piazza S. Maria Maggiore e piazza della Portèla da sottoscrivere ed inviare al sindaco Andreatta per denunciare la situazione di degrado del quartiere. Ma non tutti gli esercenti l'hanno ricevuta, sicuramente non i tre bar "incriminati" dalla stessa lettera: il Cavour, già colpito da un'ordinanza di chiusura anticipata alle 23, l'Accademia e il bar Picaro accusati di "agevolare assembramenti anche oltre l'orario di chiusura fino alle 3.00/4.00 del mattino". La lettera, due pagine indirizzate al "caro sindaco", è uno sfogo che mette insieme tutte le situazioni difficili della zona: dallo spaccio alle bottiglie lasciate per strada, dagli schiamazzi notturni ai "nullafacenti" che stazionano sulle panchine della piazzetta. E non mancano le proposte: "supportare la carenza di risorse e mezzi delle forze dell'ordine programmando la presenza di militari appartenenti ai reparti presenti in città" si legge nella lettera che cita il "caso esemplare" di Verona, oltre a chiedere l'intervento giornaliero della polizia per il controllo di documenti di quanti stazionano abitualmente nella zona e, come detto, la chiusura alle 23 dei tre locali, citati testualmente. 

Venuti in possesso della lettera i gestori del bar Accademia l'hanno esposta sulla porta del locale, affiancata da una lettera di risposta. "Abbiamo sempre operato secondo le norme, siamo consapevoli di quanto un locale serale porti con sè difficoltà di vario genere" dicono e continuano spiegando che alcuni accorgimenti non sono mancati: "sia chiaro che non tolleriamo nè lo spaccio nè altri comportamenti di inciviltà, abbiamo segnalato e denunciato qualunque atto di vandalismo, disturbo o aggressione, quando abbiamo situazioni di sovraffollamento regoliamo il flusso d'entrata nel locale, passiamo a bicchieri di plastica, quando chiudiamo non lasciamo mai il luogo fino a quando non abbiamo allontanato le persone ed abbiamo nello staff una persona qualificata, con tanto di patentino, dedita alla gestione del disturbo alla quiete pubblica e della sicurezza: la nostra attività economica non può permettersi una chiusura alle 23, l'alternativa sarebbe buttarci su happy hour, modalità di servizio che non appartiene al nostro modo di lavorare". 

La lettera riporta in calce le prime firme di quella che sembra essere una contro-petizione, ed invita i residenti del quartiere ad un dialogo: "non considerateci nemici dichiarati, ma una parte della realtà del quartiere". Il confine tra il diritto alla quiete e quello al lavoro da parte di un esercizio commerciale sembra dunque sempre più territorio di battaglia, ma i locali "notturni" rischiano di diventare il capro espiatorio di quello che è un disagio diffuso per una situazione che riguarda perlopiù le ore del giorno. Il fatto che una petizione che invoca l'intervento dell'esercito si preoccupi di chiedere anche misure restrittive per i bar, citandoli uno ad uno, può dare l'idea di quanta confusione ci sia intorno alla questione. 

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