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Cronaca Riva del Garda

Lavoratori segregati e sfruttati in un ristorante cinese: arrestati titolare e socio

Alloggiati in un appartamento in condizioni degradanti i 12 lavoratori pakistani erano costretti, dietro minaccia, a restituire in nero buona parte dello stipendio

E' una situazione di sfruttamento e diritti calpestati quella portata alla luce dalla Guardia di Finanza di Trento in un ristorante cinese di Riva del Garda. Due gli arrestati, entrambi cittadini cinesi residenti in italia: si tratta del titolare e del socio di un noto ristorante orientale rivano, con marchio in franchising e sede legale a Firenze.

Sono accusati di sfruttamento aggravato del lavoro ed estorsione nei confronti di dodici cittadini pakistani, regolarmente residenti in Trentino. Volendo ridurre all'osso le indagini dei berretti verdi si potrebbe dire che i due pagavano i collaboratori del ristorante con regolari buste paga, salvo poi farsi restituire buona parte dello stipendio facendo così figurare una certa cifra, mentre la situazione reale era ben altra.

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Naturalmente c'è dell'altro: la situazione reale, appunto, vedeva i lavoratori dormire in alloggi fatiscenti, con condizioni di vita degradanti. Sfruttati non solo sul posto di lavoro, visto che il vitto e l'alloggio costavano loro altri 100 euro al mese, detratti dal già magro stipendio. Anche il vitto era da fame: uova, un po' di pollo e farina per  piadine, come ricostruito dagli inquirenti. Secondo le fiamme gialle i due avrebbero sfruttato lo stato di bisogno dei pakistani, che per avere il permesso di soggiorno hanno bisogno di un regolare contratto, anche con minacce e ritorsioni. 

Non esistevano ferie, malattia nè giorni di riposo settimanali. La paga, di fatto, variava tra i sette ed i cinque euro al giorno. Dopo l'obbligo di tracciamento bancario il titolare ed il socio del ristorante  si sono trovati costretti a pagare regolarmente i lavoratori, ed hanno quindi iniziato a minacciarli per farsi restituire la parte eccedente di stipendio.

Lo stipendio on poteva superare gli 800 uro mensili. Emblematico il caso di un  pakistano, licenziato nel 2018 per essersi rifiutato di restituire il denaro eccedente gli 800 euro di stipendio nonché 27 euro per ogni giornata di malattia: piaghe ai piedi,, connseguenza dei turni di lavoro massacranti. Dopo essere ricorsi a una lettera di dimissioni volontarie con la falsa firma del collaboratore i due lo hanno costretto a lasciare l’alloggio e lui si è trovato a vivere in condizioni precarie ed a dormire anche sulle panchine della città. 

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