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La polemica

F36, le reazioni degli animalisti

Dagli attacchi a Fugatti alla promessa di vie legali: tutte le dichiarazioni dopo la morte dell'orsa

Dopo l’improvvisa notizia diffusa in mattinata della morte dell’orsa F36, non si è fatta attendere la reazione degli animalisti, che in questi mesi si sono scontrati a più riprese con i tentativi di abbattimento del plantigrado promossi dal presidente Maurizio Fugatti e dalla Giunta.

"Non crediamo alle coincidenze"

I primi a prendere parola sono gli esponenti della Lav, protagonista poche settimane fa di una grande manifestazione in centro a Trento: “Si tratta del secondo orso nel giro di pochi mesi, dopo M62, che viene ritrovato cadavere a seguito degli atti di condanna a morte firmati dal Presidente del Trentino Fugatti  – dichiara il responsabile Massimo Vitturi (nella foto) –. Non crediamo affatto alle coincidenze, motivo per cui chiediamo il coinvolgimento del Centro nazionale di Referenza del Ministero della Salute per la Medicina Forense Veterinaria, così da accertare senza ombra di dubbio il motivo e la dinamica della morte di mamma orsa”. Sempre Lav domanda inoltre che venga monitorato il cucciolo di F36 rimasto orfano.

Intanto non arrivano buone notizie per gli animalisti sul versante dei lupi: la sentenza Tar

Più duro il comunicato di Animalisti Italiani (anche loro presenti alla manifestazione del 16 settembre), che promette il ricorso a vie legali e ipotizza quella dell’orsa possa essere una morte studiata a tavolino: “La morte di Fiona (soprannome di F36, ndr) è un colpo devastante per la conservazione della fauna selvatica – dice il presidente dell’associazione Walter Caporale -. Questo episodio solleva dubbi sulle reali cause del decesso e numerosi interrogativi sulle politiche di gestione delle specie protette e sulla 'priorità' data alla protezione degli animali selvatici. Il cucciolo di Fiona che ora resta solo ha appena otto mesi: doveva trascorrere almeno un anno con la madre. Chiediamo che l'autopsia sia resa pubblica, agiremo per le vie legali al fine di fare luce sull’accaduto”.

Oipa vuole vederci chiaro e pretende anche di assistere all’autopsia dell’animale con un proprio perito, “tanto più che in una scarna nota la Provincia di Trento dichiara che da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte– si legge nel comunicato-. L’associazione intanto invierà nelle prossime ore una richiesta di accesso agli atti riservandosi ulteriori azioni, anche penali, sulla base della documentazione che sarà fornita”.

Leidaa presenta denuncia

Prende parola anche il Wwf, una delle sigle più attive nella difesa dell’orsa: “Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare quest’orsa dalla condanna a morte pronunciata contro di lei da parte del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, ricorrendo al Tar Trento e ottenendo la sospensione del decreto, ma non è bastato – scrive l’associazione -. Quel che è certo è che il clima di allarme e odio che parte del mondo politico e di quello venatorio (che in molti casi ormai coincidono totalmente) stanno creando, non aiuta a raggiungere una pacifica coesistenza tra fauna e uomo e a migliorare il livello di accettazione sociale dei grandi carnivori da parte delle comunità locali”.

Chi invece ha già deciso di portare il caso in tribunale è la deputata Michela Vittoria Brambilla, presidentessa di Leidaa e da sempre schierata contro le politiche di Fugatti sul tema: “Occorre fare immediatamente chiarezza – scrive sui social -, perciò presentiamo denuncia alla Procura di Trento. Non smetteremo di combattere finché il rapporto tra uomini e orsi non sarà gestito nella prospettiva della convivenza serena e non della persecuzione anche in Trentino”. 

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