Il Cafè de la Paix chiude: "Senza di noi tornano siringhe e degrado"
Ecco la lettera con la quale i gestori annunciano la chiusura del circolo, voluto dalla politica, la stessa che poi ne ha sostanzialmente decretato la chiusura. Prima di mollare i gestori lanciano un monito: "quando ce ne andremo torneranno nella via siringhe e puzza di urina"
Si sentono traditi da quelle stesse istituzioni che li hanno appoggiati, anzi ne hanno benedetto la nascita: i gestori del Cafè de la Paix, il circolo Arci di Trento che ha annunciato l'imminente e definitiva chiusura, esprimono la propria posizione in una lunga lettera, colma di amarezza.
Il locale infatti non è un bar qualunque: la struttura è di proprietà dell'Itea, così come gli appartamenti che la circondano (da qui la "guerra" col vicinato) ed il locale è nato grazie ad un bando pubblico promosso dal Forum per la Paceed i Diritti Umani, ente del consiglio provinciale. Insomma è la politica che ha chiesto a privati di farsi avanti per animare il luogo, la stessa politica che ora torna a chiedere la chiusura anticipata, decretandone la morte.
"Il Cafè de la Paix solo per il fatto di esistere ha spazzato via degrado e paura da passaggio Teatro Osele. A fine maggio noi non ci saremo più, tutto tornerà come prima, comprese puzza di urina e siringhe usate abbandonate in strada (vedi foto)" scrivono i rappresentanti di Cafè Culture, la società che ha gestito fino ad oggi il circolo, e che continuerà a gestire la ristorazione per eventi pubblici, come già fatto in passato con Muse e Sanbapolis. Ecco la lettera di addio dei gestori, clicca qui...