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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Arco

Finto "made in Italy": le indagini partite dal Trentino, smantellate tre fabbriche napoletane

Grazie al caso di una donna residente ad Arco, affiliata ad una banda di "magliari" napoletani, la Guardia di Finanza trentina ha smantellato una filiera del falso: 36 denunce, 11 arresti

Sono state condotte dalle Fiamme Gialle trentine, ma hanno coinvolto i reparti di Guardia di Finanza di venti province italiane, le indagini che hanno portato all'operazione "Agorà": 36 denunce, 11 arresti, molteplici perquisizioni e sequestri. Nel mirino degli inquirenti un ramificato sistema di produzione e commercio on-line di prodotti contraffatti. 

Tutto è iniziato nell'aprile 2018 quando ad Arco i berretti verdi hanno scoperto una 51enne nata in Sardegna ma residente in Trentino, disoccupata, che gestiva un vero e proprio "negozio" virtuale su facebook. Gli indumenti venivano spediti da vari magazzini in provincia di Napoli per poi essere rivenduti attraverso il profilo personale della donna.

Operazione "Agorà": il video della GdF in azione

Le indagini, condotte attraverso pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno condotto in breve tempo alla ricostruzione di tutta la “filiera del falso” e del commercio illegale on-line di false griffe. I finanzieri trentini hanno rivolto l'attenzione verso il "fornitore" della donna, un 48enne campano che acquistava prodotti da varie fabbbriche clandestine di Napoli e le spediva via posta a clienti contattati in internet.

La 51enne di Arco con il tempo avrebbe ampliato il giro d'affari diventando socia di una coppia di Acerra, con precedenti specifici proprio per prodotti contraffatti, fino ad entrare in contatto con tutta la banda: sei persone, un'organizzazione efficientissima in grado di produrre fino a 160 borse false al giorno.

Una "fabbrica" clandestina, di cui, di fatto, la donna residente in Trentino gestiva la vendita online rivendendo non solo a clienti finali ma anche a persone che a loro volta rivendevano i pezzi. Inoltre avrebbe contribuito anche lei alla produzione, applicando i marchi fasulli su borse ed indumenti spediti da Napoli. In alcune occasioni avrebbe addirittura acquistato e rivenduto finti Rolex per un valore di 900 euro l'uno. Le borse invece potevano valere tra i 45 ed i 65 euro.

"Made in Italy" contraffatto: operazione Agorà

Sei le custodie cautelari in carcere per associazione a delinquere, cinque gli arresti domiciliari per ricettazione e cessione di marchi contraffatti. La Guardia di Finanza, su disposizione del Gip di Rovreto ha sequestrato conti bancari per svariate migliaia di euro. Nel corso delle quaranta perquisizioni in tutta Italia sono stati sequestrati circa diecimila tra capi di abbigliamento (giubbotti, felpe, magliette e maglioni), accessori (scarpe, cinture, borse e borsette) e marchi quali “Moncler”, “Armani”, “Prada”, “Napapijri”, “Woolrich”, “Gucci”, “Fendi”, “Burberry”, “Timberland”, “Dolce &Gabbana”, “Versace”, “Moschino”, “Adidas”, “Luis Vuitton”, Liu Jo”, “Puma”, “Nike” e altri; sono anche stati sequestrati cinque finti “Rolex” di buona fattura, penne e bracciali contraffatti.

Al termine delle operazioni sono state smantellate tre fabbriche clandestine, due nella città di Napoli e una a Volla, in provincia, dove sono stati sequestrati sei macchinari e attrezzature, tessili rotoli di pellame serigrafato, punzoni metallici e due cliché (Armani e Louis Vuitton), oltre a ventuno cellulari, due computer portatili e sette carte prepagate su cui far transitare il denaro.

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