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Cronaca San Giuseppe / Via dei Muredei

Resti umani e bare smontate, Ianeselli: "Calpestata la dignità umana in nome del business"

Al centro della scandalosa vicenda una cooperativa trentina. Il segretario della Cgil: "Imprese disposte a tutto per il guadagno"

"Anche nel fare impresa esistono dei limiti etici, a Scurelle si è superata l'umana decenza". Così il segretario della Cgil trentina Franco Ianeselli interviene pubblicamente dopo lo sconcertante caso di un "traffico" di bare e resti umani scoperto dalla Polizia Municipale e dal Noe dei carabinieri in Valsugana.

Sotto accusa, lo ricordiamo, è una cooperativa trentina che secondo quanto accertato dagli inquirenti avrebbe fatto transitare da Scurelle corpi esumati dai cimiteri del Veneto dopo 20-25 anni e destinati alla cremazione, secondo le normative vigenti, per smontare le bare e recuperare i metalli che le compongono. Questo per risparmiare gli oneri dell'incenerimento di tali materiali e guadagnare sulla rivendita dei metalli. Con buona pace degli ignari familiari. 

Ecco come la cooperativa guadagnava fino a 400 euro a bara

All'interno del capannone, apparentemente abbandonato, i resti umani venivano trasferiti in sacchi di nylon ed accatastati, in attesa del trasporto al crematorio, tra bidoni di olio esausto ed altri rottami. Una vicenda che, per il segretario della Cgil, ha a che fare con la ricerca sfrenata di business dei titolari della cooperativa: 2E' orrendo e inaccettabile che ci siano persone che pensano e riescono a costruire il proprio business calpestando la dignità umana e quel rispetto dovuto ad ogni cadavere".

Ianeselli, poi, estende il discorso a tutto tondo: "Negli ultimi tempi abbiamo appreso di storie di imprese, in diversi settori, che sono sinceramente molto lontane da quell'immagine di Trentino costruita sui distinguo in positivo, di una classe imprenditoriale immacolata. Le recenti inchieste che hanno fatto emergere casi gravi di caporalato, quanto accaduto questo autunno a Vitali Mardari, giovane boscaiolo lasciato morire in nei boschi di Sagron Mis sono pagine buie per il mondo delle imprese e del lavoro: vicende su cui ciascuno per la propria parte deve prendere le distanze. La legittima aspirazione di un'azienda a fare utili non può mai realizzarsi andando oltre i confini etici in cui come comunità ci riconosciamo. Se questo accade è barbarie”.

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