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Cronaca

Bambine che vogliono la mamma - "ascoltiamo i bambini"

La Convenzione di New York ha fatto un enorme passo avanti nella tutela dei minori affermando il diritto dei minori ad essere ascoltati. Ma purtroppo, nonostante sia stata ratificata dall’Italia è spesso disapplicata. Nel caso di specie l’affermazione “i grandi sanno già che cosa è meglio per un minore” si scontra frontalmente con l’affermazione del minore “fino adesso non l’hanno capito però”. Per un reale ascolto del minore è necessario ascoltare quello che dice il minore, senza il pregiudizio di sapere già quello che è giusto per il minore.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrentoToday

Riceviamo e pubblichiamo

Trento. Ho assistito alla recente trasmissione di Canale Cinque sulle bambine trentine che hanno scritto al giudice, e ho letto gli articoli sulla stampa locale, ma c'è una cosa che mi ha colpito molto, oltre alle minacce di un'assistente sociale verso una bambina, che forse non è stata colta appieno. Mi riferisco al colloquio tra la bambina e l'assistente sociale. La bambina inizia dicendo: " Ho capito che io dovrei essere ascoltata, però fino adesso non mi hanno mai ascoltata. … sono io che sto male mica loro." Al che l'assistente sociale replica: "I grandi sanno già cosa è meglio per un minore, per i bambini." E la bambina: "Però fino adesso non l'hanno capito però."

La Convenzione di New York ha fatto un enorme passo avanti nella tutela dei minori affermando il diritto dei minori ad essere ascoltati. Ma purtroppo, nonostante sia stata ratificata dall'Italia è spesso disapplicata. Nel caso di specie l'affermazione "i grandi sanno già che cosa è meglio per un minore" si scontra frontalmente con l'affermazione "fino adesso non l'hanno capito però". Per un reale ascolto del minore è necessario ascoltare quello che dice il minore, senza il pregiudizio di sapere già quello che è giusto per il minore. Non è un caso che l'assistente sociale si sia lasciata andare e abbia minacciato la bambina, proprio perché influenzata dalla cultura coercitiva e totalitarista tipica di chi crede di avere tutte le risposte e non è in grado di accogliere e ascoltare l'altro. Molte situazioni si potrebbero risolvere ascoltando semplicemente i bambini. Per fortuna le cose stanno cambiando in tal senso, nonostante alcune fosse di arretratezza culturale come quella evidenziata dalla vicenda.

Vorrei altresì ribadire che quando si entra nel campo delle problematiche relative alla conflittualità tra genitori separati, spesso le valutazioni e perizie psicologiche o psichiatriche di "presunta pericolosità" dei genitori verso i minori si tramutano nell'allontanamento coatto dei minori. Non per reale pericolosità, ma presunta, per di più in vista di ipotizzabili problemi futuri. Persino il Presidente del Tribunale dei minorenni di Roma durante un'audizione parlamentare ha parlato di minori che vivendo in famiglie disagiate poi diventano ragazzi difficili che assumono droghe, delinquono, ecc. confermando di fatto la possibilità di togliere i bambini non per pericoli attuali ma possibili problemi futuri. Un concetto prettamente psichiatrico. E mi pare che la vicenda nasca proprio da una consulenza psichiatrica di ben tre anni fa, tra il resto viziata da un possibile conflitto di interessi come ho avuto modo di affermare in una mia interrogazione per cui non ho ancora ricevuto risposta.

E a questo proposito, è interessante che nel corso del convegno "Mai più un bambino…" tenuto presso la Camera dei deputati il 21 dicembre scorso e in cui ho avuto l'onore di essere tra i relatori, il Giudice Francesco Morcavallo del Tribunale di Bologna abbia affermato che spesso i giudici minorili sono "in vacanza" e non fanno un'istruttoria adeguata. Spesso c'è un appiattimento del Tribunale sulle relazioni dei servizi sociali e sulle perizie psichiatriche. Tutto ciò, sommato ai tempi insostenibili della giustizia si tramuta in sofferenze inammissibili quando ci si occupa di minori sottratti e di famiglia. Perché il giudice di Trento non ha sentito direttamente la bambina? Perché ha emesso una sentenza senza valutare gli ultimi sviluppi della vicenda?

Quando si ha a che fare con la giustizia minorile e con i bambini è necessario un salto di qualità. Dopo l'increscioso incidente denunciato, mi è stato riferito che i servizi sociali in oggetto hanno intrapreso delle azioni positive e stiano continuando sulla strada corretta verso una maggiore tolleranza e ascolto. Mi auguro che continuino così e che questa vicenda possa essere utile per rimuovere le mele marce e cambiare la cultura della giustizia minorile.

Gabriella Maffioletti

Delegata Nazionale di Adiantum per i rapporti con gli enti locali

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