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Cronaca

Asili nido, il Trentino è lontano dagli obiettivi fissati dall'Europa

Il loro numero è sotto l'obiettivo indicato a Lisbona nel 2000, cioè quello di coprire entro il 2010 il 33% dell'utenza potenziale, per facilitare il raggiungimento di un tasso di occupazione femminile pari al 60%

Gli asili nido in Trentino, sono ancora numericamente inferiori rispetto agli obiettivi europei. Lo rivela una pubblicazione curata dal Servizio statistica della Provincia.

Le ricerche effettuale negli ultimi anni mettono infatti in evidenza che, seppur in presenza di una sensibile crescita dei nidi, il loro numero continua a rimanere sotto l’obiettivo indicato dal Consiglio europeo a Lisbona nel 2000, cioè quello di coprire entro il 2010 il 33% dell’utenza potenziale, in modo da facilitare il raggiungimento di un tasso di occupazione femminile pari al 60%.
 
I dati derivano da una complessa rilevazione sui servizi per la prima infanzia e fanno riferimento all’intervento pubblico nelle varie tipologie di servizi (nidi d’infanzia, servizi integrativi al nido e sostegno al nido familiare) attuati nel anno 2008-2009.
 
In provincia di Trento il servizio nidi d’infanzia è stato notevolmente potenziato negli ultimi venti anni, passando dalle 20 strutture del 1989 alle 35 degli anni ’90, alle 65 dell’anno educativo 2008-2009. Questo innalzamento quantitativo dell’offerta è stato solo in parte accompagnato da un’estensione territoriale della presenza di nidi; infatti in buona parte i nuovi nidi sono sorti in quelle aree comprensoriali nelle quali erano già presenti (il 65% dei servizi complessivi è coperto all’interno dei Comprensori della Valle dell’Adige e della Vallagarina).
 
Rispetto alla domanda espressa dalle famiglie emerge che nell’anno educativo 2008-2009 sei domande su dieci hanno avuto risposta positiva, mentre il 23% ha dovuto attendere l’anno successivo. Inoltre sono stati inseriti 65 bambini per i quali le loro famiglie avevano presentato domanda per l’anno successivo.
 
Questi sfasamenti temporali tra la richiesta della famiglia e l’inserimento del bambino derivano sia da esigenze organizzative delle strutture, sia da squilibri territoriali fra domanda e offerta. Nel complesso, l’81,7% dei bambini, per i quali è stata presentata domanda, ha trovato posto nei nidi. La risposta alla domanda potenziale (posti offerti rispetto al totale dei bambini residenti in età 0-3 anni) è stata mediamente del 15,8% su base provinciale.
 
Dall’anno educativo 2007-2008 all’anno 2008-2009 i posti autorizzati sono aumentati del 5%, passando da 2.394 a 2.514. La maggioranza dei servizi erogati (69,2%) è stata affidata dal Comune ad un gestore privato tramite una convenzione (cooperativa sociale, associazione, associazione temporanea di impresa). Attraverso la convenzione è stato gestito il 55% dei posti autorizzati nelle strutture di nido pubblici.
 
In 25 nidi tra i bambini ospitati ve ne sono stati 31 diversamente abili i quali, nella quasi totalità, sono stati seguiti da specifiche educatrici di sostegno. In tre casi su quattro (49 nidi) il servizio è stato utilizzato anche da bambini con cittadinanza straniera (in totale trattasi di 217 bambini, quasi tutti nati in Italia, principalmente di origine albanese, romena, marocchina, moldova e dei paesi della ex-Jugoslavia).
 
I Comuni che si sono appoggiati a nidi situati fuori dal proprio territorio comunale sono stati 99, per l’inserimento di 358 bambini.
 
Nel 2008-2009 sono stati 89 i Comuni (il 40% degli enti locali trentini) che, supportati dai fondi provinciali, hanno deliberato di sostenere finanziariamente il servizio Tagesmutter utilizzato dai propri residenti. Di questi solo 68 hanno ricevuto richieste da parte delle famiglie.
 
In 44 Comuni il servizio è stato inteso come intervento sostitutivo al nido mentre negli altri 24 quale complementare a esso. Nella quasi totalità il servizio si svolge negli appartamenti privati delle Tagesmutter, solo in 8 casi i Comuni hanno utilizzato spazi propri. I bambini coinvolti sono stati 489, con una media mensile di 310. Per sette Comuni su dieci il finanziamento provinciale ha coperto almeno la metà dell’impegno di spesa.
 
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