rotate-mobile
Cronaca Riva del Garda

Casa Itea e sostegno al reddito, ma spacciavano droga

Sei arrestati, altri sei sono stati denunciati a piede libero e una decina di consumatori segnalati dai carabinieri della Compagnia di Riva, che hanno sequestrato oltre 4 chili di hashish, denaro e un'autovettura

Sei persone arrestate, sei denunciate a piede libero e dieci segnalati come consumatori di stupefacenti. Questo il bilancio di un'operazione anti droga condotta dai carabinieri di Riva del Garda, che hanno sequestrato oltre 4 chili di hashish, un'auto, telefoni cellulari, denaro in contanti e documenti. A finire in carcere dopo essere caduti nella rete degli investigatori, coordinati dal pm roveretano Fabrizio De Angelis, sono stati quattro marocchini di etnia berbera e due cugini roveretani. 

Nella mattina di ieri i carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Riva del Garda hanno parzialmente concluso l’operazione antidroga “Marrakech 2012”, disarticolando un sodalizio criminale marocchino ben avviato che da diverso tempo acquistava ingenti quantitativi di hashish direttamente dal Marocco e li convogliava verso il capo clan, residente a Riva del Garda. I primi tre arresti sono avvenuti qualche giorno fa quando sono stati colti in flagranza di reato tre insospettabili proprio mentre tornavano verso la zona della Busa con un carico di stupefacente. Si tratta del capo, quarantenne cameriere residente a Varone di Riva del Garda; di un trentenne residente nel milanese ma per anni residente in Val di Ledro e di un cinquantenne, operaio, residente a Dro. 
 
I carabinieri hanno arrestato i tre per il reato di detenzione ai fini della cessione illecita di 4 chili di hashish in concorso. I tre, su due distinte auto, sono stati bloccati dai militari del nucleo operativo di Riva al casello autostradale di Ala-Avio. Gli arrestati avevano deciso di uscire proprio ad Ala per raggiungere il mediatore, un disoccupato marocchino residente a Chizzola di Ala, che a sua volta teneva i contatti con un grossista roveretano. Entrambi sono stati colpiti da ordine di custodia cautelare e sono stati condotti nei carceri di Verona Montorio e Trento. 
 
Secondo la ricostruzione degli investigatori dell'Amra, il “mediatore” metteva in contatto il roveretano con il capo clan di Riva soltanto quando lo stupefacente arrivava in Trentino e solo dopo averlo personalmente valutato. Secondo i militari questo modus operandi testimonia la perizia degli arrestati nel trafficare grandi quantitativi di stupefacente e soprattutto la rodata organizzazione che da anni era posta in essere: di fatto, pochissimi erano i contatti telefonici intercorsi e tutti in dialetto berbero e ridotti all’essenziale erano gli incontri di persona per definire gli accordi. 
 
L'origine degli arrestati ha inoltre complicato le operazioni di indagine, questo perché la lingua berbera è una sorta di dialetto arabo difficilmente compreso dagli stessi interpreti a disposizione degli investigatori e le spiccate doti di commercio - caratteristiche di questa minoranza da secoli - hanno confermato l’assoluta disinvoltura nel trattare lo smercio di chili di hashish tra Marocco e Trentino.
 
Le persone arrestate erano considerate assolutamente insospettabili: perfettamente integrati nel tessuto sociale trentino, iscritti nelle liste Itea e in attesa -a breve - di sistemazione domiciliare, redditi bassi, e destinatari di assegni sociali di sostegno periodici. Lo stesso poteva dirsi del trentino arrestato, un grossista a cui erano destinati 2 dei 4 chili di hashish sequestrati, con un giro di quasi venti clienti, tutti trentini, tutti quarantenni.
 
I militari, supportati nelle perquisizioni finali del 10 maggio dal nucleo cinofili di Laives e di Torreglia (in provincia di Padova) e dai carabinieri di Rovereto, hanno effettuato varie perquisizioni domiciliari e personali nelle abitazioni degli acquirenti del roveretano nel basso Sarca e nella Vallagarina roveretana, rinvenendo svariato materiale utile alle indagini e che pare confermare l'attività illecita.
 
Nel corso di una di queste perquisizioni sono inoltre scattate le manette ai polsi del cugino del grossista roveretano, perché a suo carico sono stati rinvenuti e sequestrati 60 grammi di marijuana essiccata, 80 semi di canapa e 17 piante di marijuana invasate. Le indagini, sono state effettuate con intercettazioni ambientali e telefoniche, appostamenti, pedinamenti. 
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Casa Itea e sostegno al reddito, ma spacciavano droga

TrentoToday è in caricamento