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L'indagine

Derubava gli anziani che aveva in cura, arrestata amministratrice di sostegno

L'indagine è partita dalle denunce dei familiari delle persone fragili che si sono accorti di considerevoli ammanchi di denaro

Ricopriva il ruolo di amministratrice di sostegno, 60 anni di Vicenza, è finita in carcere nei giorni scorsi. La donna entrava a far parte di varie associazioni di volontariato, sparse in numerose città del nord Italia, fra cui anche Trento, e una volta ricevuto l’incarico del tribunale del luogo, effettuava una serie di prelievi di denaro utilizzando il bancomat intestato alla persona che avrebbe dovuto tutelare.

La donna, che ha anche insegnato per tanti anni in una scuola del vicentino come docente di sostegno, già nel 2011 aveva iniziato un’attiva collaborazione con il Comune di Vicenza per aiutare i servizi sociali a seguire la gestione abitativa degli anziani colpiti dal Alzheimer. Inoltre era in contatto soprattutto con associazioni di volontariato presenti nel Triveneto, non disdegnando qualche puntatina anche in Liguria, Lombardia e nelle Marche, svolgendo sempre l’incarico di amministratrice di sostegno per i tribunali di quelle città.

La prima denuncia risale al 2016, quando nella provincia di Pesaro aveva aperto uno studio di mediazione familiare a cui si rivolgevano coloro che avevano bisogno di aiuto per gestire il patrimonio dei propri familiari anziani. Al tempo queste persone hanno denunciato alla polizia di Stato degli ammanchi sospetti dai conti correnti degli parenti fragili, per importi molto importanti.

Partendo da quell’episodio, gli investigatori hanno ricostruito il modus operandi utilizzato dalla donna anche in numerosi altri casi, e in diverse città d’Italia, accertando episodi analoghi, in cui, sempre in seguito all’incarico conferitole dai vari tribunali come amministratrice di sostengo, i parenti degli anziani affidatigli lamentavano dei considerevoli ammanchi di denaro sui conti correnti, non giustificabili con spese ordinarie né straordinarie.

Quindi, la donna è risultata coinvolta in questi incresciosi abusi nelle città di Trento, Trieste, Vicenza, Brescia, Padova, La Spezia e Mantova. Varie condanne si sono quindi succedute nel tempo, fino a giungere alla sentenza di cumulo definitiva della pena. Gli agenti della squadra mobile di Vicenza, avuta copia della sentenza, si sono quindi attivati per rintracciare la donna, che è stata accompagnata al carcere di Montorio Veronese a disposizione dell’Autorità Giudiziaria e dove dovrà scontare la pena definitiva per il reato di peculato per 4 anni e 6 mesi di reclusione.

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