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Cronaca Centro storico / Piazza Dante

L'Aquila di San Venceslao al popolo trentino: quattro generazioni a confronto

Una bambina, un ricercatore, una mamma-insegnante ed un vigile del fuoco in pensione: ecco il quartetto che rappresenta il popolo trentino

Quattro generazioni che rappresentano simbolicamente il popolo trentino: a ricevere l'Aquila di San Venceslao, massimo riconoscimento civile conferito dalla Provincia autonoma di Trento, sono stati una bambina, un'insegnante, un giovane ricercatore ed un vigile del fuoco in pensione. La cerimonia  si è svolta ieri presso il palazzo della Provincia nel corso delle celebrazioni per il 70° anniversario dell'Autonomia.

La più piccola del quartetto è Giulia Bezzi, dieci anni:  "a scuola ho imparato che il luogo in cui vivo è un po’ speciale perché è sempre stato una terra di confine abituata ad incontrare e accogliere popoli diversi - ha detto -  Siamo nel cuore delle Alpi quindi ci sono montagne, tra cui le Dolomiti, ci sono foreste, riserve e parchi naturali, borghi montani e bellissimi castelli. Spero che la nostra capacità di convivenza tra popoli diversi possa essere un esempio per costruire un mondo migliore senza confini e conflitti".

Nicola Conci è invece un giovane ricercatore dell'Università di Trento all'interno del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, ha 38 anni ed auspica "la condivisione di una visione e di obiettivi a lungo termine e i cui risultati possano via via avere ricadute concrete sul territorio e sulla popolazione. Per fare ciò è necessario investire sulle nuove generazioni e sul capitale umano di cui disponiamo, scommettere sulle buone idee, puntare in alto".

Insegnante e mamma, Kathia Bertoncelli ha 45 anni ed è una delle tante donne che riescono a conciliare il lavoro con l'impegno quotidiano per crescere i figli, affinchè "realizzino i loro sogni, in una terra dove da sempre si incontrano culture diverse". Carlo Gaddo di anni ne ha 84 ed ha visto l'Autonomia nascere e crescere nel corso dei decenni dal Dopoguerra ad oggi. "Certo, molto è cambiato da quando ero giovane - ha detto - ma le persone, quelle per fortuna sono ancora le stesse. Persone a volte di poche parole, ma di molti fatti. Persone che amano la loro terra, la lavorano quotidianamente, ne sono orgogliosi. Persone che credono nella cooperazione, nella solidarietà, nel volontariato, nell'aiutare i vicini e anche coloro che vicini non sono. Questo è il Trentino per me: una stretta di mano tra enerazioni diverse, in cui i giovani ascoltano e rispettano i loro "veci", perché qui sappiamo tutti che le basi del futuro sono sempre scolpite nel nostro passato".

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