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Società

In Trentino calano i poveri. Ma la povertà è aumentata

Sono i dati che emergono dal rapporto annuale sulle povertà "Nessuno indietro". Per il vescovo i numeri sono "inquietanti"

In Trentino calano i poveri: è il dato che emerge dai centri di ascolto Caritas di Trento che lo scorso anno hanno incontrato 3.015 persone, a fronte delle 4.400 del 2022. È il numero principale del rapporto annuale sulle povertà “Nessuno indietro” pubblicato a poche ore del 19 novembre, la Giornata mondiale dei poveri.

Se è vero che il numero è in calo, è altrettanto vero che rispetto al recente passato, gli 850 volontari e i 70 operatori di Fondazione Caritas hanno avuto a che fare con il 30% di persone in più. Nel 2017, infatti, erano 2.300.

Un numero di cui fanno parte tantissimi nuceli familiari: il 37% delle famiglie trentine, infatti, non ha problemi a dichiarare di non riuscire a coprire spese impreviste anche e soprattutto a causa del rialzo dei costi e di un’inflazione sempre più galoppante.

C’è poi il tema dei senza tetto. Poco meno di un migliaio (926 per la precisione) le persone che nel 2022 si sono rivolte allo Sportello unico provinciale dei senza dimora. Numeri che tornano abbondantemente ai livelli pre Covid. Molte anche le donne, soprattutto quelle in lista d’attesa per accedere ai servizi dello sportello.

Le parole dell'arcivescovo

Di "poveri sommersi" ha parlato l'arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, che ha detto: "C'è chi non si cura più, chi ha una
visita prenotata tra un anno e nel frattempo la malattia avanza, chi ha un lavoro ma deve comunque ricorrere a un dormitorio perché non sa dove andare a dormire, chi non arriva a fine mese e chi per molti motivi si ritrova povero dalla sera alla mattina, le solitudini, le difficoltà relazionali. Le urne cinerarie al cimitero di Trento non più richieste da nessuno. Anche questo dice poveri".

Il vescovo Lauro Tisi alla presentazione del rapporto (Foto Diocesi di Trento)

"I dati – ha concluso Tisi – ci devono inquietare. Oggi deve essere il giorno dell’inquietudine, non della quiete. Non possiamo dire:
sono tranquillo perché abbiamo fatto. Anche le nostre comunità cristiane devono aprire gli occhi sui poveri che spesso non sono nell’agenda principale dell’agire ecclesiale".

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