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Il comunicato

Da aprile è morto un orso al mese: "È una strage"

Il Wwf Italia rilancia quei suggerimenti basati sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili e sulle azioni da mettere in campo

"Da aprile si è registrato un orso morto al mese e queste drammatiche perdite non vengano indagate in maniera trasparente e super partes". A dirlo è il Wwf (World Wide Fund for Nature), che interviene sulla vicenda degli orsi morti in Trentino dopo la cattura dell'orsa JJ4 lo scorso aprile. Gli animalisti, con una nota stampa, parlano di "una vera e propria strage" che in pratica ha colpito circa il 7% dell’intera popolazione di orsi bruni in Trentino, attualmente stimata intorno ai 100 individui. In molti casi, come per F36 e gli ultimi due orsi trovati morti ieri in Val di Non, c'è attesa per i risultati delle autopsie che si svolgeranno nei prossimi giorni.

"Quello che emerge chiaramente è che la gestione di questa specie da parte della Provincia di Trento - continua il Wwf - sta mostrando grosse carenze, mettendo seriamente a rischio il futuro di questa specie sull’arco alpino e lasciando la porta aperta a ogni tipo di congettura circa le reali intenzioni dell’amministrazione rispetto la convivenza con questo animale simbolico e carismatico, patrimonio di tutti i cittadini". Ma l'attenzione torna sui numeri, su quel 7% di orsi trovati morti. Un numero troppo elevato per gli esperti per essere tutto ricondotto a dinamiche naturali.

"Il tema della coesistenza tra uomo e orso - come più volte il Wwf ha sottolineato -, va affrontata in maniera diversa, seguendo le indicazioni che il mondo scientifico ha dato e continua a dare. La gestione dell’orso e della convivenza con l’uomo non  può essere portata avanti sull’onda emotiva e politica, ma occorre un approccio razionale e scientifico, che garantisca innanzitutto la diffusione di corrette conoscenze su questa specie e delle buone pratiche di comportamento da tenere in un’area di presenza di grandi carnivori. Nel mese di aprile, sull’onda emotiva della morte di Andrea Papi, il Ministero dell’Ambiente convocò una serie di audizioni a cui parteciparono anche le associazioni ambientaliste. Sembrò che finalmente il Ministero volesse assumere un ruolo proattivo nella gestione degli orsi in Trentino. Da allora però si è persa completamente traccia di quella iniziativa e non si è conoscenza di cosa sia stato effettivamente fatto. Il Wwf Italia aveva fornito indicazioni e suggerimenti, basati sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili, sulle azioni da mettere in campo:

  • potenziamento delle attività di informazione, sensibilizzazione e comunicazione nelle aree di presenza dell’orso;
  • applicazione di un efficace sistema sanzionatorio per chi non rispetta le regole di comportamento essenziali per non arrecare disturbo alla specie ed evitare l’insorgenza di comportamenti problematici;
  • attuazione di azioni di prevenzione dei comportamenti di confidenza negli orsi, al fine di ridurre le possibilità di interazioni aggressive orso-uomo;
  • revisione delle linee guida del Pacobace per la gestione di orsi confidenti, problematici e/o dannosi;
  • miglioramento della connettività ecologica attraverso l’avvio di un tavolo di lavoro per l’individuazione di corridoi ecologici per facilitare la dispersione degli orsi tra l’attuale areale della Provincia di Trento all’areale potenziale lungo l’arco alpino.

Cosa è stato fatto in questi mesi? "Poco o nulla. Oltre a questo, è evidente che parte del mondo politico e di quello agricolo sta portando avanti una vera e propria campagna di “terrorismo psicologico” sulla presenza dei grandi carnivori che sta diffondendo allarmismi e provocando un aumento degli atti di bracconaggio, complici anche le continue proposte di modifiche (ovviamente in negativo) della legislazione italiana e regionale sulla tutela della fauna. Il clima di impunità legata alla “copertura politica” che alcune forze politiche stanno garantendo a cacciatori/bracconieri, la mancanza di azioni di contrasto e l’incertezza normativa stanno determinando una situazione del tutto fuori controllo della quale il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin dovrebbe preoccuparsi, sempre che sia ancora interessato a far svolgere al dicastero che presiede un ruolo nella gestione e conservazione del patrimonio faunistico italiano" ha concluso l'Ong ambientalista. 

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