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Giorno del ricordo, la testimonianza degli esiliati di fronte agli studenti

Loretta Durin, esodata all’età di nove anni, e Roberto de Bernardis, figlio di esuli istriani, hanno raccontato la loro storia alla Consulta degli studenti di Trento

Memoria, sofferenza, pudore, ma anche dignità, rispetto per gli altri e ricostruzione. Sono queste le parole emerse dai racconti di Loretta Durin, esodata all’età di nove anni, e Roberto de Bernardis, presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia del Trentino e figlio di esuli istriani.

Le loro testimonianze sono state ascoltate mercoledì 16 febbraio presso il Dipartimento istruzione e cultura della Provincia a Trento dalla Consulta degli studenti. L'evento è stato organizzato in occasione del Giorno del ricordo del 10 febbraio, solennità civile nazionale per i massacri delle foibe e l'esodo giuliano dalmata. "Una delle pagine più dolorose del nostro dopoguerra", nelle parole dell’assessore all’Istruzione, cultura e università Mirko Bisesti.

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Loretta Durin, nata a Pola nel 1938, ha ripercorso gli anni della sua infanzia, durante i quali, assieme alla sua famiglia, ha dovuto abbandonare la sua città natale per intraprendere un percorso di sradicamento che si è concluso con l’insediamento della famiglia Durin nella città di Trento.

Ha parlato dell’importanza dei legami familiari, della consapevolezza delle proprie origini e della volontà di costruirsi un proprio destino con dignità e con curiosità nei confronti di ciò che non conosciamo, ribadendo l’importanza dello studio e della formazione individuale. 

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Roberto de Bernardis, presidente dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia del Trentino, ha a sua volta portato la testimonianza della sua famiglia, ripercorrendo i fatti sia dal punto di vista storico che emotivo.

In chiusura di mattinata, è intervenuto il direttore della fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi: “Ricordare e approfondire gli avvenimenti del dopoguerra sul confine orientale rappresenta una sorta di risarcimento morale che noi tutti dobbiamo alle migliaia di persone coinvolte in questi tristissimi avvenimenti”.  

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