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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Fine del lockdown ora avrebbe effetti disastrosi": lo studio dell'Università di Trento

Le conseguenze potrebbero essere attenuate con test a tappeto

Attenuare restrizioni e divieti con la cosiddetta 'fase 2' potrebbe fare salire il numero di morti fino a 70mila entro febbraio 2021. Per evitare questo drammatico risultato sono necessari test a tappeto e il tracciamento dei contatti di chi è risultato postitivo al Covid. È quanto evidenzia uno studio dell'Università di Trento in collaborazione con l’Università e il Policlinico San Matteo di Pavia, l’Università di Udine, il Politecnico di Milano e l’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Lo studio

Il nuovo modello epidemiologico - pubblicato dall'ateneo su Nature Medicine - si chiama 'Sidarhe' e distingue "le persone infette diagnosticate col tampone da quelle infette sfuggite ai test: queste ultime, per quanto invisibili, sono abbastanza numerose per continuare a sostenere la diffusione dell’epidemia", come spiega all'Ansa Giulia Giordano, prima autrice dell'analisi e ricercatrice di ingegneria industriale all’Università di Trento.

'Sidarhe' divide gli italiani in otto diverse categorie: non infetti suscettibili al virus, non diagnosticati perché asintomatici o con pochi sintomi, positivi al tampone asintomatici, malati sintomatici non sottoposti a test, sintomatici diagnosticati, positivi al tampone con sintomi gravi, guariti e deceduti. Sulla base di questo modello, i ricercatori hanno provato a delineare due possibili scenari contrapposti: "Abbiamo visto - chiariscono - che se l’Italia, al momento del picco, avesse deciso di inasprire il lockdown con misure draconiane simili a quelle cinesi, il conto delle vittime per il 2020 si sarebbe attestato intorno ai 25mila decessi. Se invece il Paese avesse optato per un rilassamento consistente delle misure, avrebbe contato 70.000 vittime, con l’epidemia ancora in pieno svolgimento a fine anno".

Questi risultati hanno portato gli autori dello studio a due considerazioni. La prima è che il lockdown è stato fondamentale e indispensabile e se applicato ancora prima avrebbe limitato i danni causati dall'epidemia. La seconda è che "pensare di allentarlo ora sarebbe impossibile senza mettere in conto delle conseguenze disastrose. Per questo, sottolineano, se vogliamo attuare una riapertura in sicurezza, dobbiamo fare in modo che l’allentamento delle misure sia accompagnato da una campagna a tappeto di tamponi e test sierologici e dal tracciamento dei contatti dei casi positivi, in modo da identificare e bloccare sul nascere i nuovi focolai". Se le contromisure dovessero essere allentate senza test e tamponi il rischio è che "nel giro di un anno si ricada nel pieno dell'epidemia", afferma Giulia Giordano.

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