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Sabato, 20 Aprile 2024
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Alpino volontario per 64 giorni consecutivi nell'emergenza: "E' stato terapeutico"

Il racconto di uno dei tanti volontari a Trento durante l'emergenza coronavirus

"Se gh'è da far, se'l fa: in fondo il nostro motto è sempre stato questo". Così Gregorio Pezzato, alpino, uno dei tanti volontari impegnati a Trento durante l'emergenza coronavirus, sintetizza due mesi di esperienza a servizio della comunità. Un servizio che lo ha tenuto impegnato fino a 64 giorni consecutivi, 8 ore al giorno o più. Una "battaglia" che gli alpini hanno combattuto con lo spirito di servizio e di solidarietà che li contraddistingue. Il Comune ha voluto far conoscere le loro storie con alcune brevi interviste disponibili sul sito istituzionale e diffuse attraverso i social network. Ecco quella all'apino Gregorio Pezzato, da 35 anni iscritto all'Ana di Trento, al servizio per consegnare i pacchi del Banco Alimentare durante il lockdown.

“Tutto è iniziato quando Paolo Frizzi, capogruppo dell'Ana di Trento, si è sentito con il Comune per capire che cosa potevamo fare per essere d’aiuto durante il lockdown – racconta Pezzato - È uscita la proposta di portare i pacchi del Banco alimentare a chi ne aveva bisogno, visto che per colpa del virus non era più possibile tenere aperti i punti di ritiro”.

Quanti eravate all’inizio?

Il 18 marzo abbiamo cominciato con un alpino solo: Rocco Coletta, maresciallo veterano che, con l’aiuto del vicepresidente e di alcuni amici, è riuscito nel compito per qualche giorno. Poi si è visto che la situazione era pesante, le cose da fare erano molte e una persona sola non era sufficiente. Come Alpini eravamo impegnati anche in altre attività: dalla consegna dei tablet per i bambini che non avevano dispositivi da usare per seguire le lezioni, ai vestiti in ospedale per chi aveva dovuto lasciare la casa troppo in fretta, alle collette per il Banco alimentare fuori dai supermarket, al controllo dei parchi cittadini. Per questo dal 21 marzo ho
iniziato anch’io il servizio.

Riuscivate a gestire le consegne su tutto il territorio da soli?

Fino al 3 di maggio sì, perché durante il lockdown era bellissimo girare per le strade completamente prive di traffico. Poi la circolazione ha iniziato ad intensificarsi e diventava difficile riuscire a fare lo stesso numero di consegne negli stessi tempi. Per questo dal 3 di maggio abbiamo chiesto l’aiuto dei volontari che avevano dato la loro disponibilità al servizio Attività Sociali del Comune tramite la piattaforma Trento si aiuta. Così abbiamo iniziato ad uscire con due furgoni, uno degli Alpini e uno del Comune.

Un lavoro intenso quindi.

Io e Rocco lavoravamo anche 8 ore al giorno, dalle 8 del mattino fino alle 6 di sera. Oltre alle consegne c’era il lato logistico da gestire. Quando arrivava la lista delle persone, bisognava creare il tracciato più efficiente per consegnare i pacchi in tutte le zone, mettere in ordine gli indirizzi e controllare lo stradario. Con il mio compagno abbiamo fatto 64 giorni consecutivi di servizio. Mi sono trovato benissimo, è stato molto bello. In parte mi sono sentito in dovere di fare qualcosa per gli altri, di rispondere ad un ideale. In parte il servizio è stato terapeutico anche per me perché ho potuto girare mentre gli altri stavano a casa. Alcuni momenti mi hanno strappato anche un sorriso. Per esempio quando arrivava il grazie delle signore a cui portavamo i pacchi o quando vedevamo la gratitudine delle nonnine a cui consegnavamo il pane fresco o ancora quando vedevamo i sorrisi dei bambini a cui davamo le caramelle. È stata un’occasione per portare un aiuto agli altri e un’occasione per ricevere qualcosa.

Come vi siete trovati con i volontari che vi aiutavano?

Ci siamo trovati benissimo con gli altri ragazzi, erano volenterosi e ben disposti. Quando erano in difficoltà, se qualche utente non apriva, non era in casa, o l’indirizzo era sbagliato, ci chiamavano per farsi aiutare. Magari passavano alcuni pacchi a noi.

Cosa ne pensa della situazione?

Come Alpini abbiamo dato tanto in questo periodo lavorando a 360 gradi su tutti i fronti. È vero che ci sono state e ci saranno molte difficoltà ma, se penso al futuro, credo che forse sarà meno nero di quanto previsto. Forse è l’ottimismo che contraddistingue gli Alpini che mi fa vedere un futuro roseo. Noi saremo sempre pronti ad affrontare qualsiasi urgenza ed emergenza, l’abbiamo sempre fatto e lo faremo ancora. “Se gh'è da far, sel fa”, in fondo il nostro motto è sempre stato questo.

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